L a rivoluzione della giustizia targata Renzi parte piano ma con tutti i vagoni. Come richiesto a gran voce dal Nuovo Centrodestra nel pacchetto di norme presentato ieri in consiglio dei ministri dal guardasigilli Andrea Orlando non manca nulla. Anche se su uno dei temi più caldi e sul quale le distanze tra il Pd e gli alfaniani erano (e restano) siderali, vale a dire la regolamentazione delle intercettazioni, è stato trovato un escamotage : una delega al parlamento che di fatto rinvia il problema ma non lascia vuota una delle caselle più importanti. «Non ci vuole il bavaglio ma non bisogna ledere le sfere personali nella pubblicabilità», spiega Renzi, che di fatto conferma la tesi del governo: sì all'utilizzo delle telefonate «rubate» da parte dei giudici, limiti invece alla pubblicazione sui giornali. Il distinguo non piace all'Ncd (oltre ovviamente a Forza Italia), che vorrebbe osare di più sbianchettando o quasi le intercettazioni.
La parte più pacifica della riforma, quella su cui né all'interno del governo l'Ncd né all'opposizione Forza Italia si sono messi di traverso, è il decreto legge sblocca-giustizia civile, che il premier definisce «una rivoluzione: alla fine dei mille giorni avremo tempi certi, meno di un anno per il processo civile e il dimezzamento dell'arretrato». In pratica è questa la merce più pregiata della riforma Orlando, l'unica per cui è prevedibile una road map senza troppe buche: tra gli strumenti che dovrebbero far funzionare la riforma, l'implementazione del tribunale delle imprese, la nascita del tribunale della famiglia, il divorzio rapido per coniugi senza minori, un meccanismo che dovrebbe dare tempi certi al processo civile con una proposta di soluzione già alla prima udienza, dopo scambi di memorie e una discussione, e soprattutto un intervento che, spiega Orlando, «ridurrà il flusso in entrata, per non portare di fronte al giudice tutte le controversie. Abbiamo individuato una serie di disincentivi per cause temerarie».
Sul processo penale invece il governo si affidato a una raffica di disegni di legge che contengono l'intero menu degli argomenti, anche quelli più caldi, per i quali però la battaglia è appena agli inizi. Ad esempio la prescrizione: la norma che ne prevede l'allungamento non piace all'Ncd e al consiglio dei ministri di ieri è arrivata una versione spuria, frutto di una mediazione febbrile, che si applicherà comunque solo ai nuovi processi. L'idea, spiega Orlando, è quella di «interrompere la prescrizione al primo grado di giudizio: questo disincentiverà le condotte dilatorie. Ma ci dovrà essere una grande capacità di guardare a che si giunga all'appello entro due anni». L'impressione è che si sia ancora in alto mare. Frattura scomposta anche sulla parte della riforma che limiterebbe il ricorso al secondo grado di giudizio, probabile che si arrivi a un ddl delega che permetta una maggiore mediazione.
Meno controversa un'altra novità molto attesa, la responsabilità civile dei giudici, che sarà comunque indiretta: il cittadino che si crede vittima di mala giustizia potrà chiedere i danni allo Stato che a sua volta potrà rivalersi sulla toga che sbaglia. Una tortuosità che non impedisce a Renzi di tagliar corto: «Chi sbaglia paga». E poi introduzione dei reati di autoriciclaggio, di falso in bilancio e quella che lo stesso premier definisce una scelta simbolica: «Dimezzare le ferie estive dei palazzi di giustizia».
Lugubre Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia: «I provvedimenti approvati sono di natura puramente regolatoria, per la giustizia vedo cose parziali, che lasciano molto a desiderare», dice a Sky Tg24 . Pessimista anche l'Unione delle camere penali, che in una nota fa un appello alle forze politiche «affinché l'elaborazione dei testi normativi sia approfondita, eventualmente disponendo un rinvio, o perlomeno gli stessi siano emendati dalle parti più inaccettabili, quali le modifiche al regime degli appelli e dei ricorsi per Cassazione».
Secondo i penalisti è in corso «una fase dell'infinita partita tra il diritto di difesa del cittadino e il potere opaco ed arbitrario dello Stato: la politica deve dirci se intende ispirarsi ai principi dei paesi democratici oppure a quelli dei regimi autoritari, se non della sharia ». Addirittura.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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