I n Belgio il governo si è spaccato a metà. Gli Stati Uniti sono stati i primi a non volerne sapere e nove Paesi dell'Unione europea, compresa l'Italia, non aderiranno oggi e domani a Marrakech al «bidone» globale dell'Onu sui migranti. In realtà sarà il Parlamento italiano a decidere la sorte del Global compact «per una migrazione sicura, ordinata e regolare», che prevede di abbattere la differenza fra profughi di guerra e migranti economici ovvero clandestini. Sabato la maggioranza ha respinto un ordine del giorno di Forza Italia e FdI per non spendere un solo euro a favore dei punti dell'Ordinamento globale sulle migrazioni. Ieri, Giorgia Meloni, si è chiesta cosa farà la Lega, nettamente contraria al «bidone» targato Onu, se una maggioranza trasversale «Pd-Leu-5 Stelle, voterà in Parlamento» a favore del documento.
Ieri il governo del Belgio si è spaccato sulla decisione del premier, Charles Michel, di andare in Marocco a sottoscrivere il Global compact sui migranti. I ministri della destra fiamminga, seccamente contrari, hanno rassegnato le dimissioni da dicasteri pesanti come l'Interno, le Finanze, la Difesa e l'Immigrazione. Lo scorso anno i primi a dire no, in solitario, all'Onu sono stati gli Stati Uniti di Donald Trump. Poi seguiti dall'Ungheria di Viktor Orban che considera l'accordo «una minaccia che potrebbe ispirare milioni di migranti» a spostarsi verso l'Europa.
Federica Mogherini, Alta rappresentante Ue per la politica estera, ha confermato l'appoggio di Bruxelles all'Onu. Peccato che negli ultimi mesi ben 9 Paesi dell'Unione europea si siano defilati dall'accordo. A cominciare dall'Austria che detiene la presidenza del Consiglio d'Europa. Per il cancelliere Sebastian Kurz, l'Onu «mescola migranti che cercano protezione (da conflitti) a quelli che puntano ad un lavoro».
La valanga anti Global compact dei paesi dell'Est comprende, assieme all'Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Bulgaria, Croazia e Slovenia.
Pure la Svizzera non andrà a Marrakech in attesa di un pronunciamento del Parlamento federale. L'Estonia rischiava la crisi di governo, ma l'assemblea nazionale alla fine ha accettato l'accordo. Forti dissensi si registrano anche a Berlino provenienti dal partito di destra Alternativa per la Germania. Critiche dure sono emerse pure in Finlandia e Romania. L'Australia, che deporta i migranti in arrivo sui barconi, non aderirà al patto, come Israele.
Il premier Benjamin Netanyahu ha spiegato a nome del governo: «Abbiamo il dovere di proteggere i nostri confini contro i clandestini. Questo è stato fatto e continueremo a fare». Forse non è un caso che il vicepremier Matteo Salvini sia in visita proprio in Israele da domani quando l'Onu concluderà a Marrakech la conferenza internazionale sui migranti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.