Governo, ecco tutte le possibilità in mano a Mattarella

Governo del presidente, tecnico, di minoranza o di scopo? Incarico, pre-incarico o incarico esplorativo? Sono queste le ipotesi che Sergio Mattarella potrebbe mettere in campo per risolvere lo stallo istituzionale

Governo, ecco tutte le possibilità in mano a Mattarella

Governo del presidente, tecnico, di minoranza o di scopo? Incarico, pre-incarico o incarico esplorativo? A meno di 24 ore dall’avvio del secondo giro di consultazioni al Quirinale, sono molteplici le ipotesi che Sergio Mattarella potrebbe mettere in campo per risolvere lo stallo istituzionale. Dato che al momento appare escluso un terzo giro di consultazioni, prendiamo in esame le altre soluzioni e i vari precedenti illustri.

I vari tipi di governo

Il ‘governo del Presidente’ per eccellenza è il governo di Mario Monti, entrato in carica nel novembre 2011 e durato un anno e cinque mesi. Era un esecutivo nato dopo la caduta del quarto governo Berlusconi per espressa volontà del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Formalmente aveva il sostegno di tutte le forze principali (Pdl, Pd, Udc, Fli e altre formazioni centriste) ad eccezione della Lega Nord e dell’Italia dei Valori, ma era di fatto un governo tecnico. I suoi ministri provenivano tutti dal mondo accademico e non avevano tessere di partito.

Il ‘governo di scopo’ differisce da quello 'del presidente’ in quanto ha un mandato limitato nel tempo e nelle decisioni da prendere. Generalmente nasce per cambiare la legge elettorale e, poi, tornare al voto come è successo nel 1992 con l’esecutivo di Carlo Azeglio Ciampi, fino a quel momento presidente di Bankitalia. Ciampi, perciò, veniva presentato come ‘tecnico’ ma il suo esecutivo aveva ministri prevalentemente politici, espressione della maggioranza che lo sosteneva in Parlamento

Il governo di minoranza, invece, è quell’esecutivo che entra in carica pur non avendo la maggioranza dei seggi e cerca, di volta in volta, i propri voti in Parlamento per ogni singolo provvedimento. In 70 anni di storia repubblicana abbiamo solo due esempi: il primo esecutivo Leone del ’63 che restò in carica all’incirca sei mesi e il terzo di Giulio Andreotti, conosciuto anche come il “governo della non sfiducia”. Siamo negli anni ’76-’78, quelli che precedono il ‘compromesso storico’ quando il Partito Comunista di Enrico Berlinguer favorì, con la sua astensione, la nascita di un monocolore democristiano guidato da Andreotti. Una soluzione che, al momento, non appare riproponibile.

Il ‘governo delle larghe intese’, infine, è quello di cui fanno parte almeno le due principali forze politiche che si sono contrapposte in campagna elettorale. Ne è un esempio il governo di Enrico Letta, sostenuto dal Pd e inizialmente dall’intera Forza Italia, poi dai soli alfaniani.

I vari tipi di incarico

L’incarico in piena regola è quello che il Capo dello Stato affida, generalmente, al vincitore delle Politiche o a un esponente politico che sia espressione della maggioranza che ha vinto le elezioni. Un’eventualità che, in questo caso, non esiste. A Mattarella non resterebbe, perciò, che affidare un pre-incarico a chi ha più probabilità di formare un governo oppure potrebbe dare un incarico esplorativo al presidente di uno delle due Camere. Il primo caso ricorda molto il tentativo fatto nel 2013 da Pier Luigi Bersani che, fino all’ultimo, anche tramite dirette streaming, cercò di convincere i grillini a sostenere un esecutivo guidato da lui ma non vi riuscì e la palla passò di nuovo al Capo dello Stato. Il secondo caso, invece, vede una figura istituzionale, generalmente il presidente del Senato che rappresenta la seconda carica dello Stato, impegnato a dialogare con le varie forze politiche per verificare ulteriormente se esiste la possibilità di dar vita a un governo. Questa strada lascia aperta anche l’ipotesi che sia lo stesso inquilino di Palazzo Madama a ricevere l’incarico di formare il governo.

L’esempio più recente risale al 2008 quando cadde il secondo governo Prodi e Franco Marini, all’epoca presidente del Senato, accettò l’incarico affidatogli da Napolitano ma le “sue consultazioni” ebbero esito negativo e si tornò al voto.

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