"Il governo ha evitato un disastro sul Pnrr. Opposizione anti italiana senza più credibilità"

Sono le 14,20 e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari si prende una pausa per rispondere alle domande del Giornale.

"Il governo ha evitato un disastro sul Pnrr. Opposizione anti italiana senza più credibilità"

Sono le 14,20 e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari si prende una pausa per rispondere alle domande del Giornale. Uomo macchina di Palazzo Chigi, braccio destro del premier Giorgia Meloni («quando ci siamo conosciuti, ai tempi della militanza giovanile, io avevo vent'anni e lei quindici») non ama apparire nel dibattito politico. Con il presidente del Consiglio, in missione al Consiglio Ue di Bruxelles, ha scambiato come d'abitudine un grande quantitativo di messaggi su WhatsApp. Ed esulta per i successi italiani: «Dicevano che Giorgia sarebbe stata emarginata in Europa, invece è centrale in tutte le questioni».

Sottosegretario Fazzolari, qual è il dossier più urgente in questo momento sulla sua scrivania?

«Mi occupo dell'attuazione generale del programma, e posso dire che stiamo andando molto bene, nel rispetto degli impegni presi con gli elettori. L'elevata fiducia nel governo e nei ministri è motivata dai dati clamorosi sull'occupazione e sull'economia, come la minore disoccupazione dal 2009 certificata dall'Istat, oltre ai record di occupati e contratti a tempo indeterminato. Eppure, dicevano che con la destra sarebbe arrivata la precarietà. Anche in ambito economico e sui mercati internazionali c'è grande fiducia in questo governo».

Milioni di italiani sono allarmati dal rincaro dei mutui casa per effetto del rialzo dei tassi disposto dalla Bce. La premier Meloni dice che bisogna fare di più. Sono i primi segnali di un rischio recessione?

«Il contesto generale è difficile, a partire dalla Germania entrata in recessione. La nostra economia, anche se in salute, è molto legata a quella tedesca e questo desta preoccupazione. Per quanto riguarda i mutui, va riconosciuta la lungimiranza del premier italiano che, nella legge di bilancio, ha richiesto una misura che abbiamo studiato assieme al Mef. Parliamo della possibilità di convertire il mutuo da variabile a fisso, come diritto, a condizione agevolata: un paracadute contro il caro-mutui. Abbiamo agito quando non c'era allarme, ancora prima dei rincari. Il fondo di garanzia, adesso, riguarda i mutui fino a 200mila euro e un reddito Isee di 35mila. Ora cercheremo di estendere al massimo questa platea».

L'altra grande partita con l'Europa riguarda l'immigrazione clandestina. Lei pensa che Bruxelles possa annacquare la linea della fermezza perseguita dal governo di centrodestra?

«C'è soddisfazione per l'Italia che torna dal Consiglio Ue con grandi successi. Non lo dico io che sono di parte: persino il sito Politico.eu, uno dei più seguiti nei palazzi di Bruxelles, parla di successo italiano e di Giorgia Meloni. Quando siamo arrivati al governo, la Ue non usava termini decisi riguardo la priorità del controllo dei confini esterni e il contrasto all'immigrazione illegale. Anzi, si criminalizzava chi parlava di fermare scafisti e arrivi clandestini. Non c'è stato accordo con Ungheria e Polonia sulla gestione interna alla Ue dei migranti, ma era inimmaginabile fino a poco tempo fa che passasse al Consiglio europeo la storica linea dei conservatori e dei Paesi di Visegrad sul controllo dei confini esterni».

State ricevendo pressioni da ambienti politici ed economici, anche internazionali per ratificare il Mes, il Fondo Salva Stati che la sua maggioranza ha appena posticipato. Quale soluzione propone nell'interesse dell'Italia?

«Sul Mes Meloni è stata molto chiara: sarebbe un errore svincolarlo da altri dossier importanti, come l'unione bancaria e la riforma del Patto di stabilità. L'Italia non ha grandi interessi a ratificare ora il Mes. In un contesto generale però si può ragionare di tutto, ed è quello che sta facendo il governo in sede europea. Direi proprio che l'Italia sta gestendo bene questa partita».

La sinistra denuncia ritardi sull'attuazione del Pnrr parlando di quasi 80 progetti incompleti. L'Italia è in difficoltà sui fondi europei?

«Se non siamo in condizioni disastrose sul Pnrr è solo grazie all'ottima azione del ministro Fitto e dell'intero governo. Ci vengono mosse una serie di contestazioni molto puntuali da parte degli uffici della Commissione europea su progetti che erano stati precedentemente accolti con grande disponibilità. Il caso dello stadio di Firenze è emblematico. La verità? Stiamo mettendo ordine all'intero Pnrr per spendere al meglio le risorse».

Siete al governo da otto mesi, una permanenza legittimata anche da continui successi elettorali. Eppure, il segretario della Cgil Landini vi considera minoranza del Paese. Vi sentite ancora sotto esame?

«Tesi bizzarra quella della legittimità democratica variabile a seconda di chi governa. Problema che Landini, curiosamente, non si era posto quando l'Italia aveva governi non rappresentativi della volontà popolare. Stupisce, per di più, che queste considerazioni vengano fatte da chi sostiene di parlare a nome di tutti i lavoratori, pur rappresentandone solo una piccola percentuale».

Dal caso Santanchè, invitata alle dimissioni dalla sinistra, al continuo ricorso a una piazza radicale sull'etica e sui diritti. Lei è stato tra i leader dell'opposizione al governo Draghi fino allo scorso autunno. Da Palazzo Chigi come valuta i suoi successori?

«Se dovessi ragionare egoisticamente, mi verrebbe da dire lunga vita a questa opposizione che concentra la propria attività su attacchi scomposti di fronte ai successi del governo. Facendo così continueranno a perdere le elezioni e noi a vincerle. Da patriota, però, mi dispiace vedere un'opposizione che rema contro l'Italia per interessi di parte. L'opposto di quanto fatto da Fdi con il governo Draghi».

Ci sono componenti della società o degli uffici pubblici che considerate ostili? Esiste ancora una certa magistratura militante che non si arrende, a costo di voler processare Berlusconi da morto

«Ho notato che la macchina dello Stato tende a non prendere sul serio chi governa, in parte è comprensibile, visto che in Italia gli esecutivi mediamente durano poco. La sfida è fare passare il concetto che non siamo di passaggio alla guida del Paese. Nessuno può dirci facciamo noi, voi limitatevi a non fare danni, come accadeva in passato. Le grandi scelte competono alla politica e non alla burocrazia. Per quanto riguarda la magistratura, la stragrande parte di questa fa il proprio dovere con abnegazione, anche in condizioni difficili, mentre fanno rumore le poche toghe che interpretano la propria funzione come un ruolo politico».

A proposito di Berlusconi, come immagina l'evoluzione dell'alleanza dopo la scomparsa del suo fondatore e con Fdi nel ruolo di azionista di maggioranza?

«La forza del centrodestra è avere tante anime al suo interno. Il ruolo di Forza Italia è fondamentale nella coalizione e credo che continuerà ad esserci grande spazio politico per un partito che si identifica nel Ppe».

Chiudiamo con l'attività di governo. Quale sarà la misura o la riforma che potrebbe fare svoltare il Paese?

«L'elezione diretta del capo del governo, una

battaglia che ha sempre unito il centrodestra e cara proprio a Berlusconi. Sarà la riforma decisiva per riportare l'Italia nel ruolo internazionale che le compete e garantire la stabilità necessaria per crescere economicamente».

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