Nessun contraccolpo sull'esecutivo. Il rinvio a giudizio di Daniela Santanchè non farà scattare alcuna richiesta di dimissioni da parte di Palazzo Chigi. È questo quanto filtra da fonti della maggioranza. La situazione naturalmente verrà monitorata nelle prossime settimane con i riflettori puntati sull'altro procedimento, quello per truffa aggravata all'Inps nell'utilizzo della cassa Covid. Qualora dovesse esserci un secondo rinvio a giudizio verranno fatte ulteriori valutazioni, ma la linea è che non può esserci alcun automatismo in assenza di una condanna.
«La valutazione spetta totalmente al presidente del Consiglio Giorgia Meloni, attendiamo serenamente che si valuti una questione che ha dei profili che ci lasciano comunque piuttosto perplessi. Rispettiamo il pronunciamento della magistratura, si faranno valutazioni all'interno del governo», dice il capo delegazione di Fratelli d'Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza. E tanto la Lega quanto Forza Italia si attestano su una linea decisamente garantista, con dichiarazioni in fotocopia. «Si è colpevoli dopo tre gradi di giudizio, non prima: ribadiamo la fiducia al ministro Santanchè» scrive il Carroccio. «Siamo garantisti sempre, non da oggi: si è innocenti fino alla condanna definitiva. Vale per un privato cittadino come per un ministro. Ribadiamo la fiducia a Daniela Santanchè», la risposta del partito di Piazza San Lorenzo in Lucina.
Decisa a non mollare è la stessa ministra che ieri non ha voluto rilasciare dichiarazioni, lasciando che fosse l'avvocato a esprimersi sulla vicenda. Inevitabile l'offensiva delle opposizioni che chiede le dimissioni con ben poche eccezioni. «È una questione di dignità delle istituzioni» dice Nicola Fratoianni di Avs. «Se Santanchè non ha la sensibilità e la responsabilità di assumere questo gesto a tutela dell'onorabilità dello Stato, tocca alla Presidente del Consiglio assumersi la responsabilità». Elly Schlein fa notare che «Giorgia Meloni diceva di voler aspettare la decisione della magistratura: ora è arrivata. Non può più continuare a far finta di niente». I Cinque stelle con Vittoria Baldino chiedono le dimissioni soprattutto per le accuse sul caso dei fondi Covid. Mentre Giuseppe Conte insiste per le «dimissioni immediate, senza volere anticipare l'esito dei processi penali» e si dice pronto a presentare un'altra mozione di sfiducia.
Per Carlo Calenda i suoi comportamenti «non sono compatibili con una carica importante come quella del ministro del Turismo». L'azzurro Giorgio Mulè però ricorda che questo «è il modo di ragionare dei giustizialisti, per i quali la valutazione di un giudice per le indagini preliminari equivale già a una condanna definitiva».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.