Governo a pezzi anche sulla scuola. Regioni "arancio": in classe al 50%

Cdm ad alta tensione. Bellanova: "Imbarazzante teatrino". Scontri coi governatori per le riaperture. Atteso il testo definitivo. Il ministero preme per il ritorno in aula pure con Rt sopra 1. Speranza frena

Governo a pezzi anche sulla scuola. Regioni "arancio": in classe al 50%

Lo scontro politico interno alla maggioranza. E quello con i governatori che vanno avanti da soli, rinviando il ritorno in classe a fine gennaio. Sulla riapertura della scuola il 7 per l'infanzia e l'11 per le superiori con il 50 per cento di didattica in presenza si consuma il braccio di ferro con le Regioni, che firmano ordinanze per annullare le aperture decise nell'infuocato Consiglio dei ministri di lunedì notte.

Quella di ripartire l'11 gennaio, giorno in cui entrano anche in vigore le nuove soglie Rt che determinano le fasce di rischio dei territori, è stata una mediazione difficile tra le richieste di Franceschini e Speranza e quelle della ministra Azzolina che, in sintonia col premier Conte, voleva un ritorno in presenza il 7. Con le ministre renziane Teresa Bellanova ed Elena Bonetti che hanno parlato di un «rinvio inaccettabile».

«Italia viva viene sempre rappresentato come il partito che crea problemi al governo ma ieri sera (lunedì, ndr) è andato in onda un teatrino imbarazzante non con Iv a tra Pd e M5s - chiarisce la ministra per l'Agricoltura -. Una discussione infinita e un consiglio dei ministri iniziato alle 21 e finito quasi all'una di notte per decidere se aprire le scuole il 7 o l'11 gennaio. Il problema però è molto più serio: cioè se in questi mesi si è lavorato per permettere alla scuola di partire in sicurezza».

La titolare dell'Istruzione avverte quei governatori che con le loro ordinanze stanno smontando il piano di rientro in classe per l'11: «Sulla scuola non ci può essere battaglia politica - manda a dire Azzolina -. Se i contagi non sono alti la scuola deve rimanere aperta, decisioni diverse non sarebbero comprese. Anzi la scuola dovrebbe essere l'ultima a chiudere. Ci sono tutte le condizioni per riaprire, i problemi dei trasporti e degli orari sono stati risolti».

In Veneto però il governatore Zaia è preoccupato per i dati su contagi (ieri oltre 3mila nuovi casi) e conferma la Dad anche per le prossime settimane: «Non è una decisione politica - spiega - il problema non sono i trasporti ma l'aula, perché lasciare in un ambiente 15 persone per 5 ore è veicolo di contagio». Il leader della Lega Matteo Salvini sostiene il «suo» governatore che «fa bene a rinviare al 31 se non ha garanzie sulla salute di insegnanti e studenti, da Roma sul trasporto pubblico e ricambio d'aria per le aule hanno fatto poco e niente. I governatori sono sconvolti dall'incapacità e dai ritardi del governo. Azzolina giurava che si ripartiva giovedì e invece non si riparte. Molti si erano preparati per la ripartenza. Mi preoccupa avere al governo degli incapaci e litigiosi».

E c'è l'incognita su rientro a scuola per le zone che diventeranno arancioni. Tutti sono in attesa di conoscere domani quali saranno le nuove fasce di rischio e quali regioni entreranno in zona rossa o arancione, perché significa più restrizioni, anche per la scuola. Nelle regioni rosse restano in vigore le chiusure delle superiori e delle seconde e terze medie, ma in quelle arancioni? Secondo fonti del ministero dell'Istruzione, il ritorno in presenza del 50% nelle scuole superiori riguarderebbe anche le zone arancioni. È la linea di Azzolina, ma c'è il freno del ministro della Salute Roberto Speranza, che nelle fasce arancioni vorrebbe invece mantenere la didattica a distanza per le scuole superiori fino a fine gennaio. A rischio ci sono Lombardia, Veneto, Liguria, Puglia, Basilicata e Calabria che hanno già con un Rt sopra l'1, ma anche Emilia-Romagna, Sicilia e Friuli-Venezia Giulia che sono appena al di sotto.

Potrebbero dall'11 gennaio finire in zona arancione. Mentre prima l'arancione scattava con Rt pari o superiore a 1,25, e quella rossa a 1,5, ora i parametri che fanno si sono abbassati rispettivamente 1 e 1,25. E le scuole restano un rebus.

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