Governo sfiatato: cade due volte in aula Dopo lo scivolone sulla scuola, l'esecutivo va sotto anche sugli emendamenti all'omicidio stradale, poi approvato

RomaQualcosa si è rimesso in movimento, tra i banchi del Parlamento e (soprattutto) nei corridoi felpati dei Palazzi. Il governo annaspa, tossisce, mostra i sintomi inequivocabili di un malessere profondo. Venuto alla luce ai raggi X delle Regionali, il morbo pare in grado di abbattere gli anticorpi del premier, che resta in prognosi riservata per Mafia Capitale . Non ci sono più numeri, in compenso cresce il nervosismo (ma anche la protervia degli emissari di Palazzo Chigi).

«Renzi di nuovo sotto su omicidio stradale al Senato. Il Vietnam continua», registra il tweet del capogruppo azzurro alla Camera, Renato Brunetta. Il premier investito ancora sulle comode strisce pedonali del Parlamento: incidente di percorso o guerriglia che sia, non è certo colpa dei «gufi» se il governo sbaglia di continuo strada. La plastica caduta su due emendamenti in aula al Senato di ieri potrà essere riparata alla Camera in seconda lettura, eppure lo svolgimento della seduta sull'introduzione dell'«omicidio stradale» lasciava cogliere tutti i segni di quel qualcosa che non va. Debolezza nelle logiche, nelle politiche, nelle persone.

Accadeva nel pomeriggio, dopo il respingimento delle richieste di modifica del calendario. «Arrivano altri 3.500 profughi dalla fame, dalla miseria, dalle guerre - aveva argomentato il capogruppo forzista Romani - E tutto questo accade nella totale e assoluta indifferenza del governo, per il quale non c'è emergenza». Chiara la difficoltà sul tema, rinviato a un'audizione del 24 giugno in commissione, come annunciava con sufficienza la ministra Boschi. Si passava quindi all'«omicidio stradale»: fattispecie delicata e controversa, più per questioni di buonsenso che per diversità ideologiche. Anche se il viceministro Nencini in mattinata non aveva dato certo un bel segnale, affermando di «guardare sempre con attenzione alla piazza». Uguale atteggiamento mostrava il sottosegretario alla giustizia Ferri, un fedelissimo di Renzi. I suoi pareri contrari finivano per assumere il tono della sfida persino per i compagni di partito. Il risultato si vedeva nel voto a due emendamenti, uno proposto dal Pd Filippi: 189 sì contro 46 no; 172 sì contro 56 no.

Escluso così a furor d'aula l'iniquo inasprimento della pena (da 7 a 10 anni) nei casi di incidenti mortali provocati per il passaggio con semaforo rosso e inversione di marcia. Magari anche implicito avvertimento per lo stesso Renzi a stare un po' più attento: invertire la marcia non sempre è un reato capitale.

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