"Un gesto apprezzabile, di rispetto ma che non è stato chiesto da Palazzo Chigi restando ferma la convinzione che non basta essere indagati per dimettersi". Matteo Renzi apprezza le dimissioni di Francesca Barracciu, sottosegretario alla Cultura già indagata e sulla quale, in mattinata, piombava la "spada di Damocle" del rinvio al giudizio. E le dimissioni di Barracciu riaprono, all’alba della sessione di bilancio, il risiko del (mini) rimpasto di governo con diversi incarichi sul tappeto, da quello alla guida del ministero degli Affari Regionali a quelli, altrettanto pesanti di viceministro agli Esteri e allo Sviluppo Economico.
Le dimissioni di Barracciu riportano in primo piano un rebus che da tempo accompagna il puzzle della maggioranza e il delicato gioco dei suoi equilibri. "Renzi - osservano fonti di vertice del Pd - non intende accelerare". L’idea, che resta quella di un mini-rimpasto e non di un rimpasto vero e proprio, sarebbe quella di affrontare il dossier al ritorno dalla visita in Sud America, in novembre, cercando di farlo coincidere con il rinnovo delle presidenze delle commissioni in Senato. Rinnovo che, appunto, il 13 ottobre scorso il presidente Piero Grasso collocò solo alla fine della sessione di bilancio, quindi entro dicembre. Dal giro di presidenze, tuttavia, sarà scorporata quella della commissione Bilancio (dove la "poltrona" del dimissionario Antonio Azzollini è vacante), che già da domani, potrebbe essere guidata dal vicecapogruppo Pd Giorgio Tonini, con il contemporaneo trasferimento dell’attuale vicepresidente della commissione Giancarlo Sangalli alla commissione Esteri. Alla vicepresidenza, in pole, è data la centrista Federica Chiavaroli, anche se l’accelerazione sulla commissione Bilancio voluta dal Pd ha provocato più di un malumore tra gli "alfaniani" nel timore che, da qui a gennaio, le commissioni guidate da Ncd possano ridursi.
Sul fronte governativo la "carica" dei piccoli non è da meno. Scelta Civica attende un "riconoscimento" per l’azione a sostegno del governo svolta finora. Riconoscimento che potrebbe tradursi in un upgrade a viceministro (e con deleghe "pesanti") dell’attuale sottosegretario Enrico Zanetti e in nuovi ingressi nella compagine dell’esecutivo. A cominciare proprio dalla carica svolta fino a oggi da Barracciu, per la quale circola il nome dell’accademico napoletano Antimo Cesaro. Sul fronte Pd, i "responsabili" hanno in Enzo Amendola come viceministro alla Farnesina il loro nome di punta mentre in chiave sinistra dem resta sul tappeto (benché l’ex presidente dell’Emilia Romagna abbia più volte smentito e sebbene tutto ruoti anche intorno agli altalenanti rapporti tra Renzi e la minoranza) l’ingresso di Vasco Errani al ministero dello sviluppo. Scoperta da tempo anche la casella di sottosegretario ai Trasporti lasciata nei primi giorni del governo Renzi dall’alfaniano Antonio Gentile.
Alfaniani dati da tempo in pole per quel ministero degli Affari Regionali.
Se da un lato è tramontato il nome del "dissidente" Gaetano Quagliariello, resta d’attualità il derby tra donne in Ncd, con Dorina Bianchi e Federica Chiavaroli in pole. Con una postilla: l'upgrade di un senatore centrista al governo potrebbe servire a placare i crescenti malumori interni al gruppo a Palazzo Madama.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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