Governo travolto dal flop 5s Oggi il vertice d'urgenza

Con i grillini al minimo, Conte prova a prendersi più potere Anche Salvini sa che se cade l'esecutivo si torna alle urne

Governo travolto dal flop 5s Oggi il vertice d'urgenza

Se Luigi Di Maio è l'«anatra zoppa» del governo, quel che accadrà dipende dal pollaio impazzito dei Cinquestelle. Dove la «sindrome del crollo» è già in atto, persino a prescindere da quello che resta pur sempre un risultato locale. Solo che è il secondo tonfo nel giro di poche settimane e la misura testimonia ancora una volta l'estrema volatilità del consenso grillino. Segno che gli effetti delle misure volute dal governo non si vedono, o che comunque gli elettori stentano a considerarle concrete e positive. Se a questo si aggiunge qualche dichiarazione di buonsenso - tipo quella del ministro Tria sul fatto che «non investe più nessuno in un Paese che non sta ai patti e cambia i contratti» -, ne vien fuori di nuovo quella forte sensazione di precarietà che invade la maggioranza. Come di chi sa di costruire sulla sabbia. Il fatto poi che i sondaggi ancora mostrino un alto consenso «in astratto» per il governo, sta probabilmente solo a significare quanto il «popolo» ami la stabilità. Magari interpretata da un premier «neutro» come Conte piuttosto che dai gialli e verdi «convolati a nozze» tramite famoso (e forzoso) contratto. Eppure va anche rilevato, nel voto sardo, un primo elemento di discontinuità rispetto alla cavalcata fin qui trionfale di Matteo Salvini, restio come si sa a far cadere il governo, ora che i pesi si sono invertiti, e refrattario a tornare nell'alveo di un'alleanza di centrodestra. Il Quirinale, infatti, non vede altra strada che elezioni anticipate, in caso di crisi. Ma per la prima volta sembrano caduchi anche i frutti raccolti da Salvini, rispetto all'impegno profuso in Sardegna. Potrebbe essere il segnale, dicono molti osservatori di casa leghista, che il «coniugio» con i 5S non viene più visto di buon occhio e che una frana grillina inevitabilmente rischia di trascinare con sé il Carroccio. «Siamo vivi e vegeti», si consolava Di Maio. Ma il consueto abbraccio vitale di Matteo all'«amico» Luigi arrivava solo a tardo pomeriggio, ricalcando lo spartito già noto: nulla cambia per il governo. «Con Luigi ci siamo messaggiati. Ci vedremo a breve per i prossimi passaggi che riguardano l'economia. Siamo tranquilli, non c'era bisogno che lo confortassi io». Difficoltà rese più o meno ufficiali dal premier Conte, che sembra destinato a prendere in mano le redini del governo e annunciava che «avremo da fare più vertici perché le questioni da risolvere sono tante».

A maggior ragione adesso, visto lo scombussolamento di Di Maio che, oltre a chiedere «un vertice ogni sera», e ce ne sarà subito uno urgente di «governo allargato», prevedeva «importanti novità» in campo grillino. La sua leadership è ufficialmente in bilico, al punto che l'oppositrice interna Nugnes apertamente ne chiede le dimissioni. Impensabile, fino a poco tempo fa.

Non è solo l'organizzazione locale a non funzionare: se meet-up e chat sui social faticano a tradursi in atti reali, forieri di consenso, il virus che colpisce il M5s potrà arrivare alla «testa» ancor prima di quanto ce lo si aspetti.

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