Alla fine il Papa e Viktor Orbàn si incontreranno. Accadrà domenica a Budapest, città in cui Francesco si tratterrà sette ore in tutto per partecipare alla conclusione del Congresso eucaristico internazionale, nel corso della quale celebrerà una messa. Bergoglio avrà un incontro privato presso il Museo delle Belle arti della capitale ungherese con il presidente della Repubblica Janos Ader, e in quella occasione sarà presente anche il capo del governo, che notoriamente non gode delle simpatie del Pontefice.
Era stato lo stesso Francesco, alcuni giorni fa, a gettare un'ombra che non è apparsa casuale su quello che dal punto di vista del protocollo della sua breve tappa in Ungheria (il viaggio papale proseguirà poi nella stessa giornata per la vicina Slovacchia, dove Bergoglio si tratterrà invece fino a mercoledì prima di rientrare in Vaticano) avrebbe dovuto essere un aspetto scontato. «Non so se incontrerò anche Orbàn aveva detto il Papa rispondendo a una specifica domanda di un giornalista di una radio spagnola -, in un salone riceverò diverse autorità». Parole che avevano generato nel mondo politico ungherese e non solo confusione e disagio che ieri il direttore della Sala Stampa del Vaticano, Matteo Bruni, ha diradato nel corso di un briefing dedicato al viaggio in Europa orientale: l'incontro anche con Orbàn è confermato, ma «sarà un pellegrinaggio spirituale e non bisogna mescolare elementi che possano travisarne la natura». Come a dire: il Papa non va a Budapest per lanciare messaggi politici, ma nessuno deve approfittare della sua presenza per lanciarne di propri.
Viktor Orbàn guida un governo cosiddetto sovranista e diversi dei suoi principii politici suonano sgraditi a Papa Bergoglio. In particolare, la rigida chiusura all'accoglienza degli immigrati in Ungheria, resa plastica dalla costruzione di un muro ai confini meridionali del Paese e giustificata con la volontà di difendere i valori tradizionali (e quindi anche cristiani) della nazione ungherese, stride con il principio di solidarietà proclamato dalla Chiesa e soprattutto da questo Papa. Il fatto poi che buona parte della Chiesa ungherese sia schierata con il premier rappresenta una spaccatura di fatto che Oltretevere dispiace. La vicinanza almeno parziale tra Budapest e la Santa Sede sul tema complesso dei diritti degli omosessuali (Orbàn è in piena rottura con Bruxelles per la sua legge che proibisce «la promozione dell'omosessualità presso i minorenni» e il Vaticano nel giugno scorso è intervenuto contro il divisivo disegno di legge sull'omofobia in Italia) non sembra sufficiente ad avvicinare due personaggi troppo diversi e distanti fra loro.
A proposito di frattura con l'Europa, proprio ieri Orbàn ha preso un'aggressiva posizione contro la Commissione europea, che pochi giorni fa si era rivolta alla Corte di Giustizia dell'Ue per chiedere sanzioni contro la Polonia per non aver dato seguito alle sue decisioni in tema di indipendenza dei giudici.
Il premier ungherese, che condivide con quello polacco Mateusz Morawiecki posizioni spesso di aperta sfida alle linee indicate dall'Ue, ha definito la richiesta di sanzioni contro Varsavia «oltraggiosa e totalmente inaccettabile» (Morawiecki aveva parlato di «blocco illegale dei fondi» e di «atti di aggressione»). Bruxelles, ha detto Orbàn al presidente polacco Andrzej Duda, «sta abusando del suo potere, e con la sua offensiva anti polacca minaccia l'unità dell'Europa».
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