È grande fuga dal Pd. Fuori dal governo emorragia di tessere. Solo 50mila iscritti

I militanti scappano da un partito che esiste soltanto per la spartizione del potere

È grande fuga dal Pd. Fuori dal governo emorragia di tessere. Solo 50mila iscritti

Non sappiamo cosa sia oggi un partito politico, non sappiamo a cosa serva, e men che meno che senso abbia iscriversi. Insomma, sappiamo cosa non vogliamo, ma il problema pare lo condividano anche i militanti del Pd, visto che, secondo un'inchiesta giornalistica della Stampa, sarebbero crollati da 320 mila a 50 mila in un solo anno. Una débâcle tutto merito del quasi ex segretario, Letta.

E scriviamo merito non per paradosso: introducendo l'obbligo della iscrizione on line, lamentano diversi dirigenti Pd, i militanti sarebbero diventati uccel di bosco. Ancora più significativa è la motivazione della digitalizzazione: non per amore di progresso, ma per tagliare le gambe ai signori delle correnti, usi a far incetta di tessere cartacee a cui corrispondevano spesso persone ignare quando non defunte. Ma secondo noi la vera ragione per la quale sono tutti in fuga dal Pd, è perché ha perso il suo solo senso di esistere: stare al governo. Non a caso l'emorragia è cominciata proprio quando è cominciato l'esperimento Draghi: sempre al potere il Pd stava, ma con un ruolo assai minore rispetto a quello esercitato nel Conte II, per non parlare degli anni d'oro della legislatura 2013-2018, quella della non vittoria alle elezioni e che, nonostante ciò, vide il Pd spadroneggiare.

L'ultimo Aldo Moro amava ripetere che la Dc era condannata a governare, ed era vero, visto che la guerra fredda non permetteva nessuna alternativa. Il Pd è invece nato con l'idea di esservi predestinato, al governo, ragion per cui o si sta al potere o semplicemente non si esiste. La conseguenza di un partito nato solo per spartirsi risorse è quindi di accrescere gli iscritti proprio perché si occupano i ministeri: è probabile dunque che le motivazioni dell'iscrizione al Pd fossero in larga parte utilitaristiche. Del resto, lo ho ammesso implicitamente lo stesso Letta: molti aderivano al Pd per interesse, per ottenere qualcosa, per attivare quello che i politologi chiamano scambio politico.

Non a caso, ci dice sempre La Stampa, le proteste per la digitalizzazione delle tessere vengono dalla regioni rosse, quelle dove il Pd controlla la macchina regionale e dove evidentemente la tessera vera è ancora un viatico perché si aprano porte che altrimenti rimarrebbero chiuse.

Ora dal Pd sono (a parole) tutti contenti del crollo degli iscritti perché sarebbero rimasti solo i puri.

Ma che senso hanno i puri in un partito nato per stare al governo? Davvero c'è da credere che un paio di anni fuori dai ministeri potrebbero portare il Pd alla estinzione. L'altra caratteristica tipica di un partito nato solo per stare al potere è la personalizzazione qualunquistica. Così possiamo infatti chiamare la proliferazione di capetti, ognuno dei quali dotato di una propria corrente o sub corrente, dal profilo perfettamente indistinguibile da quella degli altri.

Come del resto dimostrano le primarie: i quattro (per il momento) candidati affermano che il progetto di ciascuno è totalmente diverso da quello degli altri, ma nessuno riesce a cogliere le reali differenze tra Bonaccini, Schlein, De Micheli e, ora, Cuperlo. E non ci riescono soprattutto i militanti: che infatti scappano dalla nave alla deriva.

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