Grano, il ricatto di Putin trova una sponda: Onu pronta a tutto per l'accordo con Mosca

Per la "Bild", offerte allo Zar condizioni di favore per tornare all'export di cereali

Grano, il ricatto di Putin trova una sponda: Onu pronta a tutto per l'accordo con Mosca
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La parte della vittima contro costretta (controvoglia, s'intende) a reagire con la forza, è quella che piace di più al presidente russo Vladimir Putin. E forse, nelle steppe rurali della Russia il pubblico applaude pure. Ma è evidente che fuori dai confini della Federazione, la recita assuma i contorni della farsa. Ma oltre al teatro della guerra dura e pura, lo Zar ha cercato di estendere quel ruolo anche a questioni per nulla secondarie come per esempio quella del grano. Dopo il rifiuto di rientrare nell'accordo che permetteva l'export di cereali via Mar Nero, a suo dire per colpa dell'Occidente cattivo, non solo non si accontenta di affamare buona parte del mondo ma passa al contrattacco. Nel mirino di Mosca sono finiti i porti alternativi come quello di Izmail, sul Danubio, utilizzato come percorso per far partire il grano verso la Romania le derrate via terra verso la Romania. Quattro attacchi in cinque giorni in cui a essere colpiti sono stati i silos di grano e le strutture logistiche che permettono le operazioni di stoccaggio e partenza delle navi. Un chiaro segnale. E l'indiscrezione della Bild, secondo cui a Mosca sarebbero state offerte condizioni molto vantaggiose per rientrare nell'accordo, conferma la strategia dello Zar: tenere tutti sotto scacco e ricattare il mondo sperando in un passo indietro dall'Occidente che, se confermato, avrebbe del clamoroso.

Secondo il quotidiano tedesco infatti il numero uno dell'Onu António Guterres nei giorni scorsi avrebbe presentato, in una lettera segreta, 4 offerte «di pace» per convincere Mosca. L'aggiramento delle sanzioni finanziare dell'Ue alla Banca agricola russa, un'assicurazione per le navi russe contro gli attacchi ucraini, l'aiuto per recuperare i capitali congelati dalle sanzioni e l'accesso delle navi nei porti Ue grazie ad autorizzazioni ad hoc. Roba grossa con l'Onu che, di fatto, si calerebbe le braghe di fronte al ricatto di Putin che pretende uno stop alle sanzioni per rientrare nell'accordo. Non a caso la Bild, che spiega di avere avuto conferme ufficiose sulla proposta, lo definisce un «accordo scandaloso».

Si tratterebbe infatti della prima, tra l'altro enorme, concessione alla Russia. Possibile che si punti sull'interesse superiore, quello di fermare le forniture di cereali specie ai Paesi più deboli, ma senza dubbio si tratterebbe di un precedente pericoloso che permetterebbe alla Russia di rafforzare la sua strategia ricattatoria in un momento in cui cerca disperatamente di uscire dall'isolamento in cui si è cacciata. Peraltro, la proposta dell'Onu cozzerebbe in pieno con la linea portata avanti dall'Europa con il presidente del Consiglio Charles Michel che ieri dal G20 ha attaccato: «È scandaloso che la Russia stia bloccando e attaccando i porti ucraini. Mosca ha un obbligo morale, se non legale, a permettere la consegna dei cereali al resto del mondo». Ma un portavoce Ue ammette: «Mosca ha interrotto l'accordo per un tornaconto politico ed economico». Ecco.

Passare dalla linea dura alle concessioni, peraltro così ampie, potrebbe davvero riportare Putin sul palcoscenico per il ruolo che più gli piace recitare. Quello della vittima. Che prima reagisce e poi magari diventa pure magnanima.

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