New York - È stato definito lo sceriffo più cattivo d'America, il braccio violento della giustizia contro i migranti, colui che faceva indossare canottiere e mutande rosa ai detenuti delle sue prigioni e li faceva lavorare in catene. Talmente cattivo da essersi spinto ben oltre i limiti imposti dalla legge nella caccia ai clandestini, di cui ha fatto una bandiera. Parliamo di Joe Arpaio, sceriffo della contea di Maricopa, in Arizona, ritenuto colpevole di aver ignorato l'ordinanza di un giudice nel 2011 e accusato di violazione di diritti civili, abuso di potere e discriminazione razziale nei confronti della comunità ispanica. Ma Arpaio è anche un fedelissimo della prima ora di Donald Trump, gli ha giurato lealtà e lo ha sostenuto in campagna elettorale e nei primi mesi alla Casa Bianca. E il presidente, come è sua abitudine fare con chi gli dimostra fedeltà assoluta, lo ha graziato, scatenando le ire dell'America anti-Trump.
«Sono lieto di comunicare che ho appena concesso la grazia all'85enne sceriffo patriota Joe Arpaio. Ha reso l'Arizona più sicura», afferma The Donald su Twitter. «Come sceriffo ha protetto i cittadini dal crimine e dall'immigrazione clandestina, e dopo 50 anni di servizio ammirevole per la nostra nazione è degno candidato del perdono presidenziale», spiega invece la Casa Bianca. Sempre su Twitter, Arpaio ringrazia per aver «considerato la mia condanna per quello che è: una caccia alle streghe politica da parte dei superstiti al dipartimento giustizia di Obama: sono commosso e grato al presidente».
La grazia era nell'aria e alcuni giorni fa, nel suo comizio in Arizona, Trump aveva confermato che l'annuncio sarebbe arrivato a breve. Dopo aver servito nell'esercito Arpaio, di origini italiane, diventò prima un dirigente di polizia a Washington e a Las Vegas, quindi un agente speciale della Drug Enforcement Administration (Dea). Nel 1992 decise di lasciare la pensione e tornare alle forze dell'ordine vincendo la campagna per diventare sceriffo nella contea di Maricopa, dove è rimasto in carica sino al 2016, prima di essere condannato a sei mesi di carcere per i suoi metodi discriminatori. Proprio il suo pugno di ferro gli è valso il soprannome di «sceriffo più duro d'America».
Appellativo «guadagnato» con diverse iniziative molto spesso controverse, come ad esempio la sua Tent City, prigione all'aperto in uno Stato in cui le temperature in estate salgono ben oltre i 40 gradi (si è arrivati anche a 53 gradi nel 2011), la decisione di far indossare biancheria rosa ai prigionieri, costringerli a lavorare in catene, tagliare i tre pasti giornalieri dei detenuti a due per risparmiare. Se la grazia soddisfa la base più oltranzista di Trump, rischia di dividere ulteriormente il Paese dopo le tensioni razziali seguite ai fatti di Charlottesville.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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