"Green pass per i trans? Tentativo di riesumare il ddl Zan"

Pare essere stato affossato ancora prima di nascere il tentativo della senatrice Monica Cirinnà di riscrivere le norme sul green-pass per i trans. Ecco cosa ne pensano i cattolici

"Green pass per i trans? Tentativo di riesumare il ddl Zan"

"Quello della Cirinnà è un tentativo di fare la respirazione bocca a bocca a un Ddl Zan che è politicamente morto nel momento in cui i giallorossi, dopo aver chiesto per mesi la votazione, nell'ultima riunione di capigruppo si sono tirati indietro dimostrando di che pasta sono fatti". Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, non ha dubbi: la senatrice dem ha proposto di modificare i green-pass per i trans per cercare di riesumare il ddl contro la transomofobia.

"A me pare che Monica Cirinnà sia in un completo stato confusionale. L'ho notato in Parlamento dove ha subito la botta allo stop del ddl Zan in cui credeva di poter arrivare vincitrice questa estate", dice ancora a ilGiornale.it Adinolfi che aggiunge: "Io veramente non riesco più a star dietro ai deliri di una donna che diceva che 'Dio, Patria e Famiglia' era una vita di merda, come recitava lo striscione fatto campeggiare nell'ultimo gay pride". Il green-pass per i trans, quindi, sarebbe come "una sorta di legge di contrappasso" che "ha fatto venire il nodo tutte le contraddizioni logiche che la Cirinnà ha incarnato nella vicenda green-pass". Più sarcastico e pungente, invece, il commento del senatore leghista Simone Pillon che ci dice: "Quando l'ho letto. pensavo che fosse una battuta. Mi pare veramente il teatro dell'assurdo"- Secondo l'esponente del Carroccio, dunque, "fatto salvo il massimo rispetto per le persone, se i trans sono clinicamente maschie non possono pretendere che sul green-pass si scriva una cosa per l'altra". Pillon, poi, sottolinea: "Credo che le priorità siano altri e che a sinistra vadano a cercare presunti diritti non rispettati e così facendo si perdono per strada i diritti dei lavoratori, dei pensionati e della stragrande maggioranza degli italiani che oggi vengono disattesi. È l'assurdo di una sinistra ripiegata su se stessa e che parla solo con le elité".

Nella polemica si inserisce anche Umberto La Morgia, esponente cattolico di FdI e fondatore del gruppo 'Omosessuali di destra' che da tempo si batte contro il politicamente corretto che le lobby Lgbt vorrebbero imporre, attuando un vero e proprio cambiamento della lingua italia. "Secondo loro dire ad esempio 'Buongiorno a tutti' escluderebbe donne, trans e persone cosiddette non binarie, ma l’italiano è già inclusivo. Non c’è bisogno di asterischi, schwa o pronomi neutri e io trovo tutto questo solo un orrore linguistico e un impoverimento culturale". Secondo La Morgia "dietro queste rivendicazioni, prima ancora della questione linguistica e grammaticale, c’è una non accettazione della realtà biologica maschile o femminile e delle differenze tra i sessi". E aggiunge: "La lingua è uno degli elementi fondanti di un’identità nazionale e va tutelata. Se da un lato è vero che evolve insieme al popolo e rispecchia la società, dall'altro lato è anche eredità e un patrimonio che non possiamo dare in pasto a una élite di sociolinguisti e scrittori asserviti al pensiero unico lgbt+ e transfemminista". L'esponente meloniano fa notare che "già nella comunicazione ufficiale di alcuni comuni è stato introdotto questo cosiddetto linguaggio inclusivo e la schwa e alcuni scrittori e giornalisti iniziano a scrivere sistematicamente in questo modo" e si chiede : "Siamo sessisti e patriarcali se ci rifiutiamo di scrivere tutt*?". Inoltre, è bene ricordare che "tutto ciò che riguarda la sfera dei trans ha delle complessità particolari.

Basti pensare al tema delle competizioni agonistiche, degli spogliatoi, dei bagni, delle carceri. Atteso, dunque, che il sesso biologico non si può cambiare, vanno amalgamati ad uno dei due sessi oppure andrebbero creati spazi ad hoc come se fossero una categoria a parte?", conclude la Morgia.

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