Stavolta ce l'aveva con i combustibili fossili. E stavolta era a Londra. Prima c'erano stati: il blocco al porto petrolifero di Malmo, in Svezia; la manifestazione contro le turbine eoliche a Oslo, in Norvegia; la protesta per la miniera di lignite di Garzweiler, in Germania. Una causa, un arresto. Ieri il «fermo di routine» è avvenuto per mano dei bobby davanti all'hotel InterContinental Park Lane che ospita per tre giorni l'Energy Intelligence Forum al quale partecipano i vertici dei colossi petroliferi di tutto il mondo. L'ormai ventenne Greta Thunberg era lì. C'è sempre dove convogliano i potenti della Terra: va a disapprovarli ovunque. Con look polemicamente casual, picchetti, gruppi di seguaci e slogan catastrofisti. Perciò si può dire, usando una brutale semplificazione, che dove ci sono i potenti c'è Greta Thunberg. Greta stessa ha finito col diventare una potente.
Ieri, mentre l'attivista svedese veniva caricata su un camioncino da due agenti, fra i relatori del summit c'erano anche gli amministratori delegati del gruppo Aramco dell'Arabia Saudita ed Equinor della Norvegia, oltre al ministro della Sicurezza energetica del Regno Unito. «Basta ai soldi petroliferi, agli Oscar del petrolio» stava urlando mentre cercava di impedire l'ingresso al forum: «Il mondo sta affogando nei combustibili fossili. Le nostre speranze, i nostri sogni e le nostre vite stanno venendo spazzati via da un'ondata di greenwashing e bugie», aveva appena detto Greta ai giornalisti prima che i poliziotti l'afferrassero per i gomiti e l'issassero sul mezzo blindato. Sorrideva molto e aveva un'espressione pienamente soddisfatta in quei pochi metri percorsi quasi senza l'ausilio delle proprie gambe. In effetti è apparsa pienamente soddisfatta ad ogni «ingabbiamento» lampo. «Missione compiuta» sembrava essere il fumetto che le usciva dalle labbra serrate a ghigno. Ogni volta finisce con l'attirare su di sé tanti obiettivi e tante telecamere che la vera «causa» risulta sempre un po' sfumata sullo sfondo. Le miniere o le trecce? Le petroliere o il berretto di lana? Il titolo è sempre Greta, il resto finisce nei catenacci quando non nelle didascalie.
Gli attivisti di Greenpeace abbarbicati sul tetto dell'hotel, sono scesi per srotolare uno striscione con la scritta: «Costringete le grandi compagnie petrolifere a pagare». I manifestanti accusano le aziende dei combustibili fossili di rallentare volutamente la transizione globale verso le energie rinnovabili per poter ottenere maggiori profitti. La polizia ha fermato altre cinque persone colpevoli di aver bloccato l'autostrada.
Di contro, i gruppi ambientalisti hanno annunciato che continueranno a protestare per tutta la durata del forum. Ma gli «altri» ambientalisti contano poco: senza Greta non c'è copertura mediatica e la copertura mediatica è l'anima della protesta.
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