"Grillo? Conte gli porta via l'argenteria"

Di Maio irride il guru sulla consulenza: "Beppe ha 300mila ragioni per non avere coraggio"

"Grillo? Conte gli porta via l'argenteria"
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Senza potere e senza soldi. Rischia di finire così Beppe Grillo, dopo l'assemblea costituente del M5s che avrà il suo culmine nella seconda metà di ottobre. Esautorato delle sue prerogative da Garante e con il contratto di consulenza da 300mila euro all'anno stracciato da Giuseppe Conte. È questa l'analisi consegnata dall'ex capo politico dei Cinque Stelle Luigi Di Maio all'Adnkronos. «Grillo non ha il coraggio di prendere iniziative», spiega l'ex ministro degli Esteri, ora Rappresentante speciale Ue per il Golfo Persico. «Nell'estate del 2021, quando negoziai l'accordo tra Conte e Grillo, abbiamo dato a Beppe un potere enorme che ha sprecato», racconta Di Maio, protagonista, a giugno 2022, di una fallimentare scissione interna al M5s. Secondo l'ex leader del Movimento, Grillo avrebbe potuto far pesare di più ciò che c'è scritto nell'articolo 12 comma 2 del nuovo Statuto. Di Maio parla di una «prerogativa oserei dire papalina». Quale? «Il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme dello statuto». E dunque Grillo, se avesse voluto, avrebbe potuto sabotare l'assemblea di Conte con relative votazioni su doppio mandato, nome e simbolo. «Mi risulta non abbia ancora formalizzato a Conte un atto con l'interpretazione secondo cui non si possano indire votazioni sui due mandati e il simbolo, in quanto principi costitutivi della forza politica. E dubito che lo farà», insiste l'ex capo politico.

E nel M5s c'è subito chi si affretta a dire che Di Maio abbia voluto dare un consiglio a Grillo, recapitargli un messaggio in bottiglia sotto le sembianze di una critica. Eppure, l'attuale Rappresentante speciale dell'Unione europea affonda il dito nella piaga della consulenza di Grillo: 300mila euro all'anno per collaborare alla gestione della comunicazione del M5s. Un escamotage di Conte per silenziare il Garante, stando alle malelingue. «Sembra che Grillo abbia smarrito il suo coraggio. E forse le ragioni sono almeno 300.000...», incalza Di Maio. Che sfotte: «In pochi mesi Conte gli porterà via anche l'argenteria. E poi gli cancellerà il contratto di consulenza». Infatti c'è un'altra interpretazione, nel M5s, rispetto alle parole dell'ex leader. Più che consigli non richiesti una vendetta per le offese rivoltegli da Grillo negli ultimi anni.

E poi c'è un'intervista a La Repubblica, in cui Conte esorta Grillo a smetterla di «condizionare il M5s». Nel colloquio l'avvocato torna a esprimersi sulle elezioni americane del prossimo novembre. Di nuovo il leader pentastellato non sceglie tra i democratici ora guidati da Kamala Harris e Donald Trump. «Harris o Trump?» è la domanda. Conte risponde che bisogna «dialogare con qualunque presidente sarà eletto». E ancora, quando gli si chiede se Trump sia «una minaccia per la democrazia», è perentorio: «La libera scelta dei cittadini non è mai una minaccia per la democrazia».

I vertici del Pd restano in silenzio. I riformisti attaccano.

Il senatore Filippo Sensi taccia Conte di avere un'«idea di politica estera populista e radicalmente opposta a quella democratica». L'europarlamentare Pina Picierno puntualizza: «Trump è un pericolo, chiarezza sui valori».

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