Un po' Truman Show e un po' padre nobile. Beppe Grillo, dopo la seconda sconfitta alle votazioni interne del M5s, è a mezz'aria tra la nostalgia e la vendetta. Tra la pensione e la fondazione. Nel senso di un nuovo contenitore grillino, che «preservi la storia, la memoria e lo spirito del Movimento». Il Garante è intervenuto, sibillino, qualche ora dopo la chiusura delle urne di SkyVote, che hanno sancito l'eliminazione definitiva della sua carica, con più dell'80% dei voti favorevoli. Grillo cita l'ultima scena del film The Truman Show e saluta così: «Casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte». Si vede lui che percorre una scala che punta dritta verso il cielo. In cima, una porta aperta e il fondatore che esce dalla fessura, come nell'iconica scena finale del film. Una frase che sembra un congedo dal suo popolo, dalla sua creatura politica. Ma che viene così spiegata da chi, attualmente, si considera vicino a lui. Come il protagonista della pellicola del 1998, interpretato da Jim Carrey, il fondatore «sta dicendo che è tutto finto e lui esce dalla finzione che lo aveva ingannato fino a quel momento», perché «la finzione non ha avuto lui come regista ma come attore principale protagonista inconsapevole».
Il riferimento, secondo gli esegeti, sarebbe «a quando gli fu proposto di avere Conte come leader del M5s lo fecero gli stessi che poi lo hanno tradito». Ecco la finzione in cui l'ormai ex Garante si era trovato intrappolato. Ma, tra i «movimentisti», resiste la convinzione che «Beppe non lascerà mai il simbolo a Conte». «Se lo riprenderà, insieme al nome», giurano i pro-Grillo. «Beppe non si darà per vinto. Dispiace che Conte e i suoi cerchino di ballare sul cadavere di un leone, è un ballo, un'esultanza da perdenti. Grillo impugnerà il simbolo e Conte si dovrà obbligatoriamente fare il suo partito», dice l'ex ministro Danilo Toninelli.
Insomma, i «movimentisti» sono certi che Grillo darà il via alla faida a base di carte bollate. Più evasive sono le risposte su cosa, il comico, potrebbe farne del logo. Alla scissione non ci crede quasi nessuno. Un'eccezione è sempre Toninelli. «Io sono molto felice perché noi gente innamorata della politica generosa fatta di due mandati soffriamo. Ma questa sofferenza ci sta dando una speranza che domani, o magari non proprio domani, ma dopodomani, nasca qualcosa di nuovo. Ho sentito in questi giorni tantissime persone e vedo un'insofferenza che è buona perché porterà qualcosa. Aspettiamo che Beppe dia avvio all'azione del reimpossessamento del simbolo, che è al 100% di sua proprietà», auspica ancora l'ex big. Ma è una voce isolata. Grillo vuole tornare a teatro e demolire mediaticamente il nuovo «partito di Conte». In caso di vittoria, l'unico contenitore possibile, almeno a breve termine, potrebbe essere una fondazione.
Sul modello della Fondazione Alleanza Nazionale o delle varie fondazioni che gestiscono il patrimonio, materiale e immateriale, della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista. L'obiettivo della fondazione «grillina» sarebbe quello di «preservare la memoria, la storia e lo spirito originario del M5s». Poi chissà.
D'altronde, Enrico Maria Nadasi, commercialista di Grillo, lo aveva detto: «Ci prenderemo il simbolo e lo metteremo in un museo». Grillo saluta come Truman Show, ma la guerra non sembra finita qui. Il prossimo passo sono i ricorsi sul simbolo del M5s.
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