Grillo insulta la stampa. Diversivo per insabbiare i disastri del suo partito

L'attacco: «Vi mangerei tutti solo per il gusto di vomitarvi». Cresce il malumore della base

Grillo insulta la stampa. Diversivo per insabbiare i disastri del suo partito

Favolosi, Luigi Di Maio e i suoi 7 avversari. Lui, candido come Biancaneve, continua a sussurrare: «Beppe Grillo è e sarà sempre il garante del Movimento». Solo che le rassicurazioni del grillino più moderato non bastano a fermare i colpi del fuoco nemico e di quello amico, le rivolte interne, l'unanime coro di commenti che bolla la «prima consultazione davvero democratica per indicare un candidato premier» per quello che davvero è: una pagliacciata. Questo hanno tirato fuori dal cilindro Grillo & Casaleggio, altro che «riscrivere» la storia. Così, qualche volta accade anche a loro, la strana coppia s'accorge che le favole non bastano e come sempre accade è il comico leader che prova a tirar fuori dall'impaccio la sua creatura.

Lo schema è consolidato, qualcuno tra i grillini entrati in dissidio con i vertici, sussurra addirittura che esista un manuale d'uso per affrontare le emergenze, «questo ci insegnavano i guru della comunicazione della Casalaleggio & Associati». Quando la situazione si fa nera basta parlare del complotto. E se il complotto è persino difficile da immaginare? «Basta attaccare i giornalisti». A Roma sostengono abbia funzionato per rendere meno evidenti i disastri della giunta Raggi, «vedrete che a novembre, quando si voterà per la circoscrizione di Ostia sarà un trionfo per noi Cinque Stelle e Ostia fa quasi gli abitanti di Firenze», azzardano dal Campidoglio i tutor della sindaca. Così, due giorni fa, Grillo mette in scena il primo atto della sua commedia, risponde ai giornalisti che lo aspettano sotto l'hotel Forum di Roma calando dalla finestra della sua stanza una corda di lenzuola arrotolate e annodate, come se fosse un prigioniero costretto a evadere. Solo che la cosa non funziona un granché, Grillo forse lo sa, è uomo di spettacolo. Quella delle lenzuola non è abbastanza per stendere un velo pietoso sulla farsa delle primarie, sul fatto che da settimane gli odiati osservatori esterni scrivono che sarà una farsa, che vincerà Di Maio perché non avrà rivali di rilievo, visto che nessuno vuole correre contro il candidato del Capo. Poi, ieri, la storia di Biancaneve e dei 7 candidati minori diventa anche fastidiosa. Vincenzo Cicchetti, 62 anni, imprenditore informatico di Riccione, ha partecipato ad altre tre elezioni, non con il M5s, ma con l'Italia dei Valori. Si giustifica: «All'epoca anche Grillo faceva gli spettacoli per i nostri candidati, per esempio De Magistris».

Però adesso, se si volesse prendere in considerazione il regolamento del Movimento, Cicchetti non potrebbe candidarsi e così i magnifici 7 potrebbero diventare subito 6. Vero, le regole sono appena cambiate per permettere a Di Maio di correre e vincere, ma questo candidato di Riccione pare fastidioso, ieri ha dichiarato che «Di Maio farebbe meglio a trovarsi un lavoro». Così, visto che il malumore cresce, scatta il piano-stampa e Grillo attacca. Vorrebbe che le sue parole spegnessero tutto, mettessero il silenziatore anche alla decisione del tribunale civile di Palermo di annullare le primarie siciliane.

Ma quelle del comico non

sono parole nuove, solo insulti, possono stare pure alla fine del racconto. Quando esce dal solito hotel grida ai giornalisti: «Questo è un sequestro di persona, io vi mangerei solo per il gusto di vomitarvi». Mitologico.

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