Grillo verso il processo con l'amico armatore. Il ruolo dei ministri M5s

I pm: dal comico favori politici in cambio di 240mila euro al blog. E i big si muovevano

Grillo verso il processo con l'amico armatore. Il ruolo dei ministri M5s

Nemmeno nella Prima Repubblica si era arrivati a tanto: pagamenti in contanti per comprare le iniziative dei ministri. Questo, dice la procura della Repubblica di Milano, è invece quanto avveniva nel partito che del grido «onestà» aveva fatto la sua bandiera. I tre ministri più importanti del Movimento 5 Stelle - compreso il vicepresidente del Consiglio - si muovevano tra il 2017 e il 2019, dicono i pm, eseguendo gli ordini del fondatore Beppe Grillo in favore di Vincenzo Onorato, l'armatore della disastrata compagnia Moby. In cambio, 240mila euro affluirono nelle casse private di Grillo e del suo blog.

Ieri, dopo oltre un anno di indagini, la procura di Milano chiude il fascicolo a carico di Grillo e di Onorato. A carico di entrambi c'è il reato di traffico di influenze illecite, per il quale i pm Maurizio Romanelli e Cristina Roveda sono pronti a chiedere il rinvio a giudizio. Negli atti depositati c'è l'elenco integrale dei ministri grillini che eseguivano i desideri del «Garante». Non sono indagati, perché non risultano avere incassato denaro né vantaggi. Hanno solo obbedito.

Nell'avviso inviato ieri la Procura afferma che «Grillo Giuseppe sfruttando relazioni esistenti con parlamentari eletti per il Movimento 5 Stelle nominati ministri del governo in carica all'epoca dei fatti si faceva dare e promettere indebitamente da Onorato Vincenzo denaro e altra utilità». In concreto, 240mila euro nel 2018, mascherati da contratti con il blog, oltre all'organizzazione del comizio di Grillo a Torre del Greco il 12 febbraio 2018. «A Torre tutto è pronto per un comizio del tuo partito - scrive l'armatore all'ex comico - Torre è la capitale del regno dei marittimi disoccupati, 60mila persone, ti riempio la piazza principale».

Tra gli «obbedienti» agli ordini di Grillo la Procura elenca Danilo Toninelli, allora ministro dei trasporti che nel 2019 chiede alla Commissione Europea di limitare gli sgravi fiscali alle compagnie che imbarcano personale nazionale. «Ho convinto Toninelli a occuparsi della questione a Bruxelles», scrive Grillo a Onorato; Toninelli recalcitra, scrive a Grillo che «Onorato è amico e finanziatore di Renzi», ma il Garante non sente ragioni: «Toninelli scrive, io ho risposto di andare avanti», comunica Grillo a Onorato il 12 giugno.

Nel secondo capo d'accusa c'è ancora Toninelli insieme a Luigi Di Maio, allora ministro del Lavoro e vicepresidente del Consiglio, che nel luglio 2019 oliano il pagamento a Moby dei soldi per i collegamenti con le Tremiti, nonostante la pendenza di un procedimento con l'Antitrust. «Comunque dovrei avere risolto», scrive il 30 luglio 2019 Toninelli a Grillo, che il giorno dopo trasmette la notizia a Onorato: «Allora paganoooooo».

A Stefano Patuanelli, allora ministro dello Sviluppo economico, il fondatore dei 5 Stelle si rivolge invece «tra il 23 settembre e il 15 novembre 2019» per sbloccare la vendita di due navi Moby, che Unicredit - capofila delle banche creditrici - vuole bloccare. Grillo gira a Onorato il contatto con Marcello Minenna, allora funzionario Consob, poi piazzato dai 5 Stelle ai vertici delle Dogane. Il 15 novembre 2019 Grillo conferma a Onorato l'interessamento di Patuanelli «Parlato ora, mi ha assicurato che sei seguito dal suo ufficio. Un abbraccio fratello».

Un groviglio impressionante, dove la funzione pubblica dei ministri 5 Stelle appare asservita agli interessi privati del Capo. Nelle chat di Grillo comparivano anche altri esponenti del Movimento, altrettanto rispettosi delle indicazioni del Garante, ma poi di concreto non succedeva niente. Per i tre ministri, invece, c'è la prova che il traffico è avvenuto. Non era l'unico, Grillo, a muoversi per conto di Onorato. La Procura ha individuato cinque o sei soggetti che agivano come lobby dell'armatore napoletano, che venivano pagati per influenzare la politica. Ma per loro verrà chiesta l'archiviazione, perché non è emersa traccia di un effettivo condizionamento di parlamentari.

L'asse Onorato-Grillo invece comandava a bacchetta i membri del governo. «Mediazione illecita da parte di Grillo - scrivono i pm - in quanto non limitata a rappresentare ai propri referenti politici le esigenze e gli interessi del gruppo Moby ma finalizzata a consentire a Moby un indebito vantaggio patrimoniale a prescindere dall'interesse pubblico e in violazione di specifiche norme di legge».

Commenta il senatore di Forza Italia Maurizio

Gasparri: «Hanno voluto il cervellotico reato di traffico di influenze e ora Grillo ne assapora le conseguenze. Non urleremo contro di lui come lui faceva contro gli altri, ma non ci stracciamo le vesti per la sua fine».

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