Dopo la sospensione dalla carica di vicepresidente del Parlamento Ue per la greca Eva Kaili, la deputata socialista al centro del Qatargate, arriverà a breve il siluramento formale dal mandato. La conferenza dei capigruppo è convocata stamattina con appunto questo unico ordine del giorno: la cessazione del mandato di vicepresidente Ue. «Provo furia, rabbia e dolore. La democrazia europea è sotto attacco» ha detto la presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, aprendo la plenaria a Bruxelles.
«I nemici della democrazia non si fermeranno. Questi attori maligni, legati a Paesi terzi autocratici, hanno presumibilmente armato Ong, sindacati, individui, assistenti ed eurodeputati nel tentativo di sottomettere i nostri processi. Ma i loro piani maligni sono falliti», ha spiegato Metsola, annunciando l'avvio di «un'indagine interna» all'Europarlamento. L'unico procedimento formale riguarda finora la vicepresidente Kaili, trovata con qualcosa come 750mila euro in contanti, mentre continuano le perquisizioni a carico degli altri indagati, in primis l'ex eurodeputato di sinistra Antonio Panzeri, altro protagonista dello scandalo con la sua ong «Fight Impunity».
Si parla di altri parlamentari coinvolti, nomi non ancora usciti, mentre altri vengono coinvolti pur non essendo sotto indagine. É il caso del deputato belga, sempre del gruppo dei socialisti) Marc Tarabella, la cui casa è stata perquisita, mentre è sotto sequestro l'ufficio del suo assistente Giuseppe Meroni, trait d'union con Panzeri, di cui è stato collaboratore, come anche ha lavorato con Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa eletto con il Pd alle europee del 2019. Ieri, all'unisono, si sono tutti fatti da parte. Tarabella si è autosospeso dal gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D), Bartolo ha rimesso il mandato da relatore di S&D del testo sulla liberalizzazione dei visti a Kuwait e Qatar.
Altra assistente al centro della presunta «Italian connection» è Donatella Rostagno, ex collaboratrice di Panzeri e ora dell'europarlamentare belga di origine italiana, Maria Arena, anche lei socialista, che ieri si è appunto dimessa dalla presidenza del «Sottocommissione per i diritti dell'uomo» del Pe. Il deputato Pd Andrea Cozzolino, che si era dato da fare nei mesi scorsi per invitare i colleghi a votare contro le mozioni di accusa al Qatar sui diritti umani, si è sentito in imbarazzo e si è dimesso da coordinatore di S&D per le urgenze. Emma Bonino si dimette dall'Advisory board di Fight Impunity. Una sfilza di autodimissioni (spinte anche dal gruppo che ha promesso tolleranza zero) che fa capire il clima rovente, soprattutto a sinistra, di questo dicembre nella uggiosa Bruxelles.
Si passano al setaccio le dichiarazioni pubbliche sospette degli esponenti delle istituzioni europee. Come quelle di Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione Ue, che in occasione di un bilaterale con Hassan Al Thawadi, segretario generale del comitato organizzatore dei Mondiali, ha elogiato «i progressi sulla riforma dei diritti del lavoro e le misure per garantire l'inclusione e la tolleranza per tutti i partecipanti e i visitatori».
In Italia è evidente l'imbarazzo del centrosinistra, già reduce dal caso Soumahoro.
Il centrodestra resta garantista, dice Stefania Craxi, «ma pensare che questi ci facevamo la morale a noi.. Mia nonna diceva anche il più pulito dei moralisti c'ha la rogna». Monsignor Crociata, delegato della Cei, è contrito: «Il problema più grave della vita pubblica è la qualità morale delle persone»
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