Una decrescita del 9% per il 2020 e il rimbalzo di sei punti percentuali il prossimo anno. Poi il deficit record di quest'anno che dovrebbe essere parzialmente riassorbito il prossimo, così come il debito, in calo dal 2021 fino al 2023. Partita impegnativa perché è la prima traccia di quello che succederà con la legge di Bilancio, il Recovery fund e anche con il Mes.
Ieri il premier Conte ha riunito i capi delegazione della maggioranza nel governo per discutere della Nota di aggiornamento al Def (documento di economia e finanza). Il primo passo del percorso che porterà alla Legge di Bilancio del 2021. Oltre al premier e al ministro dell'Economia Robergo Gualtieri, c'erano Dario Franceschini per il Pd, Alfonso Bonafede per il M5S, Teresa Bellanova per Iv e Roberto Speranza di Leu. Vertice iniziato la mattina e poi ripreso la sera e concluso con una «intesa forte», come l'hanno definita fonti della maggioranza.
Il documento era in agenda per un consiglio dei ministri fissato questa sera alle 19,30, ma sarebbe slittato a domenica, insieme al decreto sicurezza.
Punto d'onore, che dovrebbe essere rispettato senza troppi problemi, è quello di un calo del Pil del 2020 «a una cifra». Quindi non il -10%.Ma probabilmente nemmeno il -8% sul quale ieri si sono accese comunque alcune speranze: meno nove punti causa covid.
Obiettivo importante per il governo, tanto che il premier Conte lo ha speso come un risultato: «Il calo del Pil è molto pesante, ma secondo le previsioni più accreditate saremo sotto la doppia cifra. Questo ci conforta molto». Il premier ha confermato il rimbalzo dell'anno prossimo: «Dovremmo crescere molto». La cifra che circola da qualche settimana è un +6%.
A mitigare il calo del Pil quest'anno e spingere la produzione nel 2021 dovrebbe essere l'inclusione nella Nadef degli effetti del Recovery fund. Impossibile mettere a bilancio risorse incerte (il Next generation Eu non ha nemmeno concluso l'iter in Europa). Ma il governo potrebbe inserire nel quadro programmatico (cioè in quello che quantifica l'impatto delle scelte future di politica economica) del nuovo Def due scenari: quello con gli aiuti europei e quello senza. Nel programmatico troverà spazio anche un approfondimento sulla riforma fiscale, costi ed effetti macro.
Dal livello del debito si dovrebbe iniziare a capire se il governo ha intenzione di aderire al Mes. Ma è più probabile che non ci sia traccia della nuova linea di credito del Salva stati dedicata all'emergenza covid, che è uno degli argomenti più caldi politicamente. Il momento della verità sarà a dicembre, alla vigilia dell'approvazione della Legge di Bilancio e dei nuovi dati di cassa, dai quali potrebbe emergere la necessità di finanziare le spese dello stato con il Meccanismo europeo di stabilità. Anche perché la fase attuativa del Recovery (sempre che sia approvato senza problemi) potrebbe verosimilmente slittare limitando molto le risorse a disposizione nel 2021.
Nel Def dovrebbero anche essere confermati gli impegni europei. Un calo del deficit e del debito già a partire dal 2021. Il rapporto deficit Pil quest'anno si dovrebbe attestare al 10,8%, per poi scendere al 7% nel 2022. Un punto in più rispetto alle previsioni. Probabilmente spesa in più, per facilitare l'accordo. Nel 2023 il deficit dovrebbe tornare al 3%.
Se quest'anno il rapporto debito Pil potrebbe essere
vicino al 158%, nel giro di tre anni, secondo le previsioni del governo, dovrebbe ridursi al 150%. Stima molto ottimistica e soggetta a variabili incontrollabili, non ultima l'andamento dell'epidemia e i suoi effetti sul Pil.
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