Certo è che è bella da tagliare il fiato. Simile a un cuore umano che palpita in cielo, rosso e pieno di promesse, poco prima che arrivi l'alba. La «superluna», l'eclissi prevista per la mattina di oggi, è come sempre un fenomeno naturale incastrato tra i confini della scienza, dello spettacolo estetico e, perché no, di miti, leggende, addirittura stralci biblici inquietanti.
«Il Sole sarà mutato in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il grande e terribile giorno del Signore», recitano, nell'Antico Testamento, le parole senza appello del profeta Gioiele. Una luna che si colma di morte come un calice di cristallo, manifestazione divina di un mondo che sta per finire. (Tutto sommato, però, di lune rosse ne abbiamo già viste: e per adesso speriamo di vederne ancora numerose e splendide).
Nella tradizione canora partenopea, la «luna rossa» è l'ennesimo pretesto romantico per una confessione solitaria e autoironica (testo immortale di una canzone popolare anche negli Stati Uniti nell'intepretazione tra gli altri di Frank Sinatra); ma le «promesse» che ogni spettacolo naturale che ci lascia a bocca aperta sembra farci non sono altrettanto belle nella simbologia mitologica delle eclissi. Per giunta, la superstizione sembrerebbe confortata da eventi storici: poco prima di quattro eclissi lunari totali consecutive (la tetrade), accaddero nel secolo quindicesimo fatti epocali, e non tutti nefasti. Durante il ciclo del 1493-1494, in Spagna avvenne la caduta di Granada, l'espulsione degli Ebrei e la scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo (che dalla Spagna salpò; tutte vicende che, in realtà, risalgono al 1492). Una tetrade del secolo scorso (quella del 1967) è stata immediatamente antecedente alla Guerra dei sei giorni. È stato il pastore John Hagee, della Chiesa Cornerstone a San Antonio, in Texas, a scrivere in un libro che «Dio usa il Sole, la Luna e le stelle per inviarci segnali sulla Terra». Il titolo del volume, inedito in Italia, tradotto sarebbe: «Quattro lune di sangue: qualcosa sta per cambiare».
Perfino nell'antica Grecia si erano teorizzate coincidenze tra le eclissi di luna e gli eventi storici. E ciò non si è limitato, nei secoli, al solo Occidente. Se, nell'antica Roma, i popolani erano certi che l'eclissi fosse l'epifania di un mostro che divora a morsi la bella luna, cercando di scaraventarla verso la Terra, in Cina le convinzioni erano simili. Qui, a sbrindellare con la forza vorace dei morsi la luna in cielo, era un drago. Ecco perché le eclissi erano occasione per radunare cerimonie, nelle quali il baccano avrebbe spaventato il drago e liberato la luna sanguinante. Ancora sofferenze sotto i canini affilati di una belva, per la luna rossa, nella civiltà degli Inca: l'eclissi significava l'attacco al satellite di un aggressivo e inferocito giaguaro. Ma il giaguaro poteva poi rivolgere la sua attenzione alla Terra, e noi abitanti di quaggiù avremmo dovuto urlare, lanciare frecce verso la luna e far abbaiare i cani. Ancora chiasso, ancora fragore tutto umano, come nei boschi per spaventare i lupi: ecco un denominatore comune tra leggende che vedono nella luna un pianeta franco, quasi virginale, esposto alla ferocia del Male e per questo bisognoso delle nostre forze compatte.
Perfino Giovanni Keplero, nel «Somnium» (1634) aveva raccontato di demoni in viaggio verso la Terra per rapire gli essere umani durante le eclissi.
Dormire sotto la luna significava poter diventare folli o ciechi, secondo le leggende di quegli anni.Magnifico, piuttosto, sapere che di fronte a una luna tinta di porpora, quale che sia il trucco dietro l'incantesimo, gli occhi siano spalancati, e perfettamente lucidi.
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