Il guastafeste

Lo scontro sulle tavolate in zona bianca, le frizioni con le Regioni e con gli altri ministri. Anche Draghi "sorpreso" dalla fuga in avanti di Speranza

Il guastafeste

È sempre lui, alla fine, il baluardo contro cui si scontrano gli aperturisti nostrani. Roberto Speranza da Potenza, anche noto come il ministro delle Chiusure, sulle tavolate al ristorante ha messo i bastoni tra le ruote ai colleghi di governo e alle Regioni. Non è la prima volta, va detto. E se chi aveva ragione sulle zone bianche o gialle lo si capirà solo dopo gli incontri "tecnici" di oggi, di sicuro quel che resta di questi due giorni di veleni è il rafforzamento - se mai ve ne fosse stato il bisogno - del ruolo di “guastafeste” che si è cucito addosso il leader di Leu.

Fa notare giustamente Osho che forse l’idea di limitare a 4 i commensali al ristorante è venuta a Speranza tenendo conto del numero di elettori che compongono la base di Articolo 1. Battuta velenosa. Ma che ben rappresenta una situazione che Aldo, Giovanni e Giacomo definirebbero kafkiana. Immaginatevi di essere un ristoratore alle prese con le norme per riaprire le attività mangerecce anche al chiuso. Il malcapitato si trova davanti due articoli di uno stesso dpcm che si contraddicono. Le linee guida che dicono una cosa, ma non è certo siano corrette. E le Faq del governo che non chiariscono un benemerito nulla. Per i tecnici del ministero degli Affari Regionali, guidato da Mariastella Gelmini, il limite massimo di quattro persone ai tavoli si applica solo in zona gialla. I colleghi del ministero della Salute, comandato dall’integerrimo Speranza, non sono però d’accordo: in zona bianca si applicano le stesse regole di quella gialla. Dunque non più di quattro commensali sia all’aperto che al chiuso, salvo si tratti di conviventi. “Le norme sono quelle che tutti conoscono, non ne abbiamo fatte di nuove”, fa trapelare Speranza sui giornali. Ma se qualcuno ha storto il naso un motivo ci sarà.

A ritenere troppo restrittiva la legge sono ovviamente le associazioni di categoria. Ma anche le Regioni, che non si aspettavano questa “interpretazione autonoma” non "proposta" prima ai governatori e soprattutto senza "riscontri". Fedriga è furibondo, anche perché il suo Friuli (insieme a Molise e Sardegna) è già in "bianco" senza regole certe: alcuni ristoratori ieri hanno rischiato la multa. Ma anche Gelmini s'è irrigidita: martedì sera ha fatto arrivare ai giornali tutto il suo disappunto, convinta com’è che le “restrizioni dovrebbero intendersi superate”. Anche i due sottosegretari di Speranza si sono schierati contro il “loro” ministro. E pare che pure il premier Draghi non sia rimasto poi così contento della fuga in avanti di Roberto. Lui dice di non sentirsi né isolato né accerchiato, ma il pressing per smuovere il “guastafeste” arriva da più parti. Anche dall’interno del Partito Democratico.

In fondo il leader di Leu è fatto così. Tira dritto, parla poco, dichiara solo quando finisce nel mirino più del normale. Oggi la sua stella polare si chiama “gradualità”, forse scottato da quanto successe un anno fa, quando dedicò parte delle sue energie estive a scrivere un libro per poi ritrovarsi investito dalla seconda ondata. Alla riunione tecnica per dirimere la questione tavolate non ci sarà: si trova nel Regno Unito per il G7 dei ministri della Salute a discutere di green pass (altra complicazione). Darà però il via libera ad un compromesso per non far montare "il caso”: in zona bianca ci si potrà sedere senza limiti al ristorante, ma solo all’aperto. Per il chiuso ci sarà ancora da attendere.

Direte: bazzecole. Forse. Però intanto entro il 21 giugno la questione riguarderà tutte le regioni d’Italia pronte a passare al bianco. Come si fa a "riaprire" se non si chiariscono prima le regole per operare? Non è la prima volta che le “interpretazioni” delle norme mettono in difficoltà gli italiani. E - tavolate a parte - qualche sacca di incertezza sulle “riaperture” resta anche adesso. Basti pensare ai matrimoni: i decreti prevedono che gli invitati possano prendere parte ai festeggiamenti solo se muniti di green pass.

Ma a chi spetta verificarlo? Agli sposini? O al gestore della struttura ricettiva? Per il garante della privacy a nessuno dei due: solo la polizia può chiedere ad un cittadino di esibire il certificato di immunità, anche se vigilare su tutte le nozze d’Italia è ovviamente impossibile. Domanda: ci penserà Speranza a mettersi all’ingresso del ristorante a fare il “guastafeste”?

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