Sembrava una partita chiusa anche nei dettagli. E invece l'effetto Covid impone di fare il tagliando all'accordo sulle candidature regionali siglato già a dicembre. Una partita talmente delicata da richiedere un nuovo faccia a faccia a Roma tra i leader del centrodestra, con Giorgia Meloni, Matteo Salvini di ritorno da un comizio all'Aquila, e Antonio Tajani, in collegamento con Silvio Berlusconi.
Un vertice che si conclude con segnali di ottimismo da parte dei protagonisti, ma che era partito in salita a causa di una specie di «guerra dei sondaggi» che in casa Fratelli d'Italia era stata letta come una poco elegante sgomitata rifilata dall'alleato leghista, irritato per la sconfitta della propria candidata in Emilia Romagna e un po' in affanno nei consensi. In base agli accordi, la Lega avrebbe espresso la candidatura per la Toscana, Fratelli d'Italia in Puglia e Forza Italia in Campania. Sul tavolo c'erano anche già due nomi su tre: Raffaele Fitto per Fdi in Puglia e l'azzurro Stefano Caldoro in Campania. Nel patto anche la candidatura per le Marche di un esponente Fdi e la scelta era ricaduta su Francesco Acquaroli, parlamentare e già consigliere regionale e sindaco di Potena Picena.
A rimettere in discussione l'intesa un affondo di Matteo Salvini già prima dell'emergenza virus, con la richiesta di dirottare su candidati dal profilo «civico». Il confronto si era poi aggiornato per approfondire i nomi in ballo attraverso una doppia serie di sondaggi: tutto concordato inclusi i nomi delle società che avrebbero scandagliato i consensi. E i risultati delle rilevazioni non hanno fatto emergere sorprese: Fitto, Caldoro e Acquaroli si sono confermati nomi solidi. In Puglia in particolare, il nome di Raffaele Fitto risultava molto più conosciuto dei due graditi alla Lega: Nuccio Altieri e Francesco Giorgino e, soprattutto, di quasi nove punti davanti a Michele Emiliano nelle intenzioni di voto. Alla vigilia dell'incontro risolutivo, la sorpresa: spunta sui quotidiani locali pugliesi un sondaggio Swg non previsto tra quelli concordati dalla coalizione. I numeri sono spiazzanti: Altieri risulterebbe avere un gradimento pari a quello di un ex governatore della Puglia come Fitto.
Fonti Fdi fanno notare «che la Lega governa regioni con 17 milioni di abitanti, Forza Italia 8 e Fdi 1,2 milioni». E il Cavaliere dalla Provenza ieri ha blindato Fitto e Caldoro: «C'è un accordo e noi siamo abituati a rispettare gli accordi». Ma Tajani rasserena: «C'è un'ottima aria». Il vertice si chiude a un passo dall'accordo sui nomi che saranno confermati da un prossimo appuntamento.
Alla Camera intanto le posizioni dei tre partiti sul Dl elezioni si differenziano. Le tensioni sono trasversali: i presidenti uscenti delle Regioni vorrebbero anticipare il voto, gli sfidanti preferirebbero campagne elettorali più lunghe. Ieri è passato con il via libera della maggioranza l'emendamento dell'azzurro Francesco Paolo Sisto che esclude il voto alle amministrative prima del 20 settembre: la Lega si astiene e Fdi vota contro.
«I giallorossi le tentano tutte pur di piegare le regole ai propri interessi-accusa l'azzurro Simone Baldelli- vogliono a tutti i costi votare le amministrative insieme al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari: sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica». Ma per Stefano Ceccanti l'election day unico il 20 settembre, «data baricentrica» dice il deputato Pd, è ormai accettato anche da Forza Italia.
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