Guerra degli iPhone, causa Usa a Apple

Washington: "Monopolio illegale sugli smartphone". Cupertino: "Un precedente pericoloso"

Guerra degli iPhone, causa Usa a Apple
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Il governo americano porta Apple in tribunale prendendo di mira l'ecosistema iPhone. Il dipartimento di Giustizia e i procuratori generali di 16 stati Usa hanno avviato un'azione legale contro Cupertino con l'accusa aver infranto le regole antitrust, bloccando gli sviluppatori di software e le società di videogiochi dall'offrire opzioni migliori per l'iPhone, e causando quindi prezzi più alti per i consumatori. La società, secondo l'accusa, ha di fatto usato il suo potere per limitare la concorrenza. Per il ministro della Giustizia Merrick Garland «se la situazione non verrà messa in discussione, l'azienda continuerà a consolidare il suo monopolio sugli smartphone».

«Negli ultimi 12 anni Apple è diventata una delle società che vale di più al mondo, il suo utile netto supera il pil di più di 100 paesi», in gran parte grazie all'iPhone, ha aggiunto Garland, accusando la Mela di aver mantenuto il monopolio «non perché ha prodotto una tecnologia superiore, ma perché ha limitato e utilizzato tattiche di esclusione» nei confronti della concorrenza. In sostanza, ha creato barriere per rendere difficile agli sviluppatori e ai consumatori di allontanarsi dal suo ecosistema. «I consumatori non dovrebbero pagare prezzi più alti perché le società violano le leggi antitrust», ha osservato ancora il ministro.

Il gruppo fondato da Steve Jobs ha da parte sua respinto seccamente le accuse e bollato la causa come «sbagliata». «Questa azione legale minaccia chi siamo e i principi che distinguono i prodotti Apple in un mercato fortemente competitivo», ha spiegato Cupertino, precisando che se la procedura portasse a una decisione vincolante «costituirebbe un pericoloso precedente, consentendo al governo di avere un peso significativo nella progettazione della tecnologia per le persone. Riteniamo che la causa sia sbagliata nei fatti e nella legge, e ci difenderemo».

Parole che non bastano a rassicurare chi teme gli effetti dell'azione legale sui ricavi dai servizi di Apple, un'area che fattura 85 miliardi di dollari l'anno, e soprattutto sui possibili rimedi che le autorità potrebbe adottare. Preoccupazioni che hanno affondato i titoli di Cupertino a Wall Street (arrivati a perdere oltre il 3%) in una seduta record per i listini americani, proprio mentre l'amministratore delegato Tim Cook è in Cina per sostenere Apple in uno dei suoi mercati più importanti. La Mela è accusata da diversi anni di imporre condizioni drastiche alle aziende che offrono servizi su iPhone e di impedire loro in particolare di creare un proprio App Store per monetizzare direttamente i propri contenuti. Vengono criticate anche le difficoltà di chi ha un iPhone a messaggiare con chi ha smartphone diversi (come ad esempio quelli che girano sul sistema operativo Android di Google), ma anche le difficoltà di far funzionare un iPhone con uno smartwatch che non sia l'Apple Watch.

La causa, comunque, è solo l'ultima prova del crescente controllo del governo sui big del settore tecnologico.

Il dipartimento di Giustizia ha precedentemente accusato Google di mantenere un monopolio ingiusto sulla ricerca e sulla pubblicità ad essa correlata, e la Federal Trade Commission ha intentato un'azione contro Amazon (sempre per violazione delle regole antitrust) accusandola di alcune pratiche monopolistiche che includono il divieto ai commercianti di offrire i propri prodotti a prezzi inferiori su altre piattaforme.

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