Qui c'è puzzle di risarcimento. Tanti soldi che secondo un'ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Venezia qualche mese fa ma resa nota soltanto ieri la Ravensburger Verlag Gmbh, società tedesca specializzata in giochi educativi, dovrà riconoscere alle Gallerie dell'Accademia della città lagunare per avere per anni riprodotto senza autorizzazione l'Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci.
Si tratta di quella celeberrima immagine disegnata dal genio vinciano attorno al 1490 per dimostrare che le proporzioni del corpo umano sono talmente perfette da essere inscritte sia in un cerchio (simbolo della divinità) sia in un quadrato (simbolo della Terra). Lo avrete visto mille volte quell'omino dal fisico perfetto con le braccia allargate e le gambe divaricate, compare anche sulla moneta da un euro, a sceglierlo per questo fu niente di meno che l'allora ministro delle Finanze Carlo Azeglio Ciampi quando si trattava di «nazionalizzare» il dritto del conio. L'opera è custodita (anche se - strano ma vero - non esposto) dalle Gallerie dell'Accademia di Venezia, che la considera giustamente un patrimonio proprio e di tutta l'Italia. La Ravensburger però lo ritiene un patrimonio disponibile per tutti e da anni produce dei puzzle che la riproducono, in una scatola da mille pezzi. Le Gallerie dell'Accademia avevano presentato un ricorso nel 2020 per la violazione del Regolamento per la riproduzione dei Beni Culturali, che dispone che per usare un'immagine tutelata da questi per prodotti di merchandising sarebbe necessaria una concessione, che la Ravensburger non ha mai chiesto, e il pagamento di un canone annuale e di royalties del 10 per cento di ciascun prodotto messo in vendita. Una cifra non indifferente considerando che la richiesta riguarda il periodo che va dal 2014 al 2021, tutti i canali di vendita (tradizionale e online) e i mercati. L'azienda tedesca inizialmente aveva provato a opporre il difetto di giurisdizione da parte del giudice italiano riguardo a puzzle prodotti nella Germania e nella Repubblica Ceca. E inizialmente la tesi tedesca aveva prevalso, e il Tribunale veneziano aveva dichiarato la propria incompetenza territoriale. Da qui un ricorso presentato sia la Ministero della Cultura sia dalle Gallerie dell'Accademia, che il collegio civile ha finalmente accolto perché «a Venezia è collocato il bene culturale Uomo Vitruviano, e perché a Venezia ha sede l'ente consegnatario dello stesso, le Gallerie dell'Accademia, al quale deve essere chiesta l'autorizzazione per la riproduzione e l'uso dell'opera». I giudici individuano il danno nella «gravità della lesione perpetrata per anni all'immagine e al nome del bene culturale, danneggiato irrimediabilmente per il solo fatto di essere stato oggetto di una riproduzione indiscriminata». Ravernsburger non potrà più utilizzare l'Uomo Vitruviano per i suoi puzzle, a meno che non troverà un accordo con le Gallerie dell'Accademia, e dovrà pagare una penale di 1.500 euro (pari a 1.500 «uomini vitruviani» in monete) per ogni giorno di ritardo nell'esecuzione dell'ordinanza.
Non è la prima volta che un tribunale emette un simile provvedimento, a essere definito irriproducibile erano state varie opere tra le quali il David di Michelangelo che si trova a Firenze. La novità di questa decisione è che per la prima volta a essere colpita dal provvedimento è un'azienda che opera all'estero. «È una sentenza molto importante - il commento di Giulio Manieri Elia, direttore delle Gallerie dell'Accademia -. Finora Ravensburger riconosceva i diritti per i prodotti venduti sul territorio nazionale ma non voleva riconoscerli per quelli all'estero».
Ora si tratta di passare all'incasso: «Confidiamo di riuscire a trovare una soluzione, finora non sono stati molto disponibili; abbiamo fatto di tutto per ottenere un accordo bonario, continueremo a cercare di trovare una soluzione».
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