È guerra per il narcotraffico nella capitale: sequestrato l'arsenale usato per gli omicidi

Armi in un'abitazione di via Pietralata. Indagini sui legami con i delitti di mala

È guerra per il narcotraffico nella capitale: sequestrato l'arsenale usato per gli omicidi

Roma. Arsenale di armi a Roma. Il sequestro, ieri, in un appartamento di Pietralata dove è stato arrestato il custode del deposito utilizzato dalla malavita. Un fucile Winchester a canna mozza, una mitraglietta Skorpion, dieci pistole tra cui una Glock 17. E munizioni in quantità.

La Dda, che indaga su una serie impressionante di omicidi avvenuti nella capitale, quattro solo a marzo, cerca di mettere assieme i pezzi per collegare le armi trovate agli ultimi morti fra gruppi criminali che muovono il narcotraffico. A cominciare da Luigi Finizio, 51 anni, ucciso in un distributore al Quadraro da due killer in moto, per continuare con l'assassinio del carrozziere Andrea Fiore, 53 anni, avvenuto fra domenica e lunedì sempre al Quadraro. Fiore, amico fraterno di Finizio e anche lui legato al clan Senese, viene ucciso da un uomo che conosce bene, tanto da aprirgli la porta di casa, in via dei Pisoni 19. Il killer non è solo: con lui Daniele Viti, 43 anni di Veroli, Frosinone. Mentre Fiore, colpito al petto da un proiettile, chiede disperatamente aiuto al 112, Viti lascia a terra il portafogli tanto che la polizia lo arresta 24 ore dopo in una casa popolare al Corviale, nascosto dalla compagna. Davvero Viti era in via dei Pisoni la sera dell'omicidio Fiore? Gli inquirenti non dicono nulla, raccontano che l'uomo avrebbe cominciato a parlare, mettendo gli investigatori sulla pista giusta. L'arsenale, scoperto grazie a una «soffiata», sarebbe una prima rivelazione. Omicidi di spessore nella guerra di malavita cominciata con l'eliminazione di Fabrizio Piscitelli, il narco ultrà legato sia alla camorra che ai criminali emergenti di Monte Spaccato, proseguita con l'assassinio a Primavalle di Adrian Pascu, 30 anni, nella batteria che gestisce il traffico di droga a Roma Nord. Una guerra che solo all'apparenza sembra finita, con nuovi assetti per la distribuzione di droga. Invece no. Le pistole tornano a sparare in una strada di Casal de Pazzi, Rebibbia, dove a morire, l'8 marzo, è Mihai Stefan Roman, romeno di 33 anni. La dinamica è sempre quella, due killer in moto, uno scende e spara. Non passano 15 giorni ed è la volta di Finizio, affiancato anche lui da due uomini in moto, casco in testa, che lo uccidono all'istante. A Roma si ammazza così, dai tempi della banda della Magliana.

Ci sono personaggi che pesano come Finizio, cugino di Girolamo Finizio, compagno della sorella della moglie di Angelo Senese, fratello di Michele o Pazzo, il boss del Mondo di Mezzo più volte condannato come mandante di omicidi «eccellenti» nelle famiglie della Marranella. Fiore viene condannato perché sapeva troppo.

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