I toni si alzano e segnano uno dei momenti più incandescenti nel confronto fra Occidente e Russia, con il rischio che - fra annunci, ripicche, pretesti e un massiccio impiego di armi sul campo - l'incubo della guerra mondiale si materializzi davvero. Non a caso, con una celerità inedita nel contesto della crisi ucraina, è toccato alla Cina di Xi Jinping tentare di placare gli animi ieri, per svelenire il clima, ricordando ai due blocchi il «pericolo reale» che il conflitto si allarghi al livello internazionale. «Nessuno vuole vedere la terza guerra mondiale - ha commentato il ministero degli Esteri di Pechino - È necessario sostenere il processo di promozione dei colloqui di pace» tra la Russia e l'Ucraina.
Una chimera, a giudicare dai segnali arrivati ieri, nel giorno in cui il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin, durante il vertice Nato di Ramstein, in Germania, di fronte a oltre 40 Paesi (membri e non dell'Alleanza) ha promesso che gli Stati Uniti «smuoveranno mari e monti per soddisfare le esigenze di Kiev» e aiutarla contro la Russia. Da Londra, la capitale più in sintonia con la linea dura di Washington, sono arrivate infatti dichiarazioni come benzina sul fuoco. Per il sottosegretario britannico alla Difesa, James Heappey, «è del tutto legittimo» che l'Ucraina prenda di mira il suolo russo, cioè che possa attaccare in territorio russo «per danneggiare la logistica e le linee di rifornimento» dell'invasore. Ma soprattutto «è del tutto legittimo» che lo faccia con armi fornite dagli Alleati, Regno Unito in testa, ma anche da altri Paesi non Nato che stanno aiutando Kiev. D'altra parte, secondo il segretario alla Difesa americano Austin, «non abbiamo tempo da perdere, le prossime settimane saranno cruciali, dobbiamo muoverci alla velocità della guerra» per fornire armi all'Ucraina. E all'appello ha risposto subito Berlino, annunciando che invierà a Kiev gli attesi carri-armati, cinquanta, per fornire sostegno alla difesa anti-aerea ucraina, e l'Italia, che tramite il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, ha fatto sapere che «continuerà l'invio di equipaggiamenti militari per la resistenza di Kiev».
Ma le parole arrivate da Londra non sono passate inosservate e hanno scatenato l'ira di Mosca. «Le forze armate russe sono pronte ad attacchi di rappresaglia con armi di precisione a lungo raggio, se la Russia verrà attaccata con armi occidentali», ha avvertito il ministero della Difesa. Poco dopo, a ribadire il concetto su Facebook è arrivata anche la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova: se Kiev può utilizzare armi ricevute dall'Occidente per «colpire in profondità le linee di rifornimento» di Mosca in territorio russo, la Russia potrebbe prendere di mira «in profondità le linee di rifornimento» ucraino «dentro quei Paesi che trasferiscono armi all'Ucraina». Sarebbe la guerra mondiale, se non nucleare visto che ad appena 60 chilometri dal confine ucraino, Mosca ha già piazzato gli Iskander-M, i sistemi missilistici balistici ad alta precisione e con capacità nucleare. Una preoccupazione confermata dal capo dello stato maggiore congiunto Usa, il generale Mark Milley, che da Ramstein ha spiegato alla Cnn: «Monitoriamo con attenzione e prendiamo seriamente le minacce nucleari da parte della Russia». D'altra parte, lo aveva ammesso il capo della diplomazia di Mosca, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, il giorno prima: ci sono «rischi considerevoli» che il conflitto in Ucraina possa trasformarsi nella Terza guerra mondiale. «Il pericolo è reale, non dobbiamo sottostimarlo», ha detto accusando la Nato di entrare in una guerra «per procura» con la Russia, fino a ribadire ieri, dopo l'incontro con il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, che la crisi è il risultato dell'espansione della Nato. Mosca è convinta che, «a differenza della Russia, interessata al rapido completamento dell'operazione militare speciale e alla riduzione al minimo delle perdite di tutte le parti, l'Occidente si stia impegnando a prolungarla», ha spiegato il segretario del Consiglio di sicurezza ed ex capo dei servizi segreti, Nikolai Patrushev. La Russia vorrebbe «chiudere in tempi veloci», sostiene il generale, che dal giornale governativo Rossiyskaya Gazeta avverte: le azioni dell'Occidente e di Kiev «potrebbero portare alla disgregazione dell'Ucraina in diversi Stati».
A liquidare invece come un bluff le parole e l'ira di Mosca sono proprio le autorità ucraine. Per il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba: «La Russia ha perso l'ultima possibilità di spaventare il mondo. Significa che sta perdendo».
Ma anche che la guerra si combatte per logorio psicologico. Gli Stati Uniti vogliono convincere Mosca che l'azione militare russa è destinata a fallire. Ma la voglia di dimostrare il contrario, da parte del Cremlino, potrebbe degenerare in un'escalation senza confini.
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