La guerra è un «controsenso della creazione» e viene messa al primo posto, davanti a poveri e migranti. Parla della cultura dell'indifferenza, della tragedia dei morti in mare, dei lager in Libia, del Mediterraneo diventato oramai il cimitero più grande d'Europa, e ammonisce tutti i Paesi europei ad indicare la quota di migranti da accogliere. Condanna chi getta in mare la plastica («è criminale») e il «chiacchiericcio». Per la prima volta un Papa interviene in una trasmissione televisiva: lo fa Jorge Mario Bergoglio a Che tempo che fa, il talk show di Fabio Fazio su Raitre.
«Credo che non sarei onesto se dicessi che sopporto tanto dice il Papa -. Io sono uno che sopporta come tutti, ma non sono solo. Ci sono i vescovi, i fedeli, la chiesa intera che mi aiutano. Non sono un campione di peso che sopporta le cose, sono come tutti».
Soffermandosi sul tema del migranti e sui morti in mare, Francesco ripete: «È un segnale della cultura dell'indifferenza. Le guerre sono al primo posto, i bambini, i migranti, i poveri contano poco. Pensa dice il Papa rivolgendosi a Fazio nell'intervista registrata ieri pomeriggio e mandata in onda ieri sera - che un anno senza comprare armi significherebbe dare educazione a tutto il mondo, gratuitamente. Ma questo è in secondo piano. Si pensa alle guerre e noi siamo abituati a Cristo. La guerra è un controsenso della creazione, è sempre distruzione». Un lungo passaggio è dedicato al tema dell'immigrazione. «Quello che si fa con i migranti è criminale condanna Bergoglio in Libia ci sono dei veri e propri lager. Ci sono filmati di questi lager: e cosa soffrono coloro che vogliono fuggire? Soffrono e poi rischiano per attraversare il Mediterraneo, diventato oramai il cimitero più grande d'Europa. E poi vengono respinti. Questo succede oggi». Ma il Papa va oltre e offre una soluzione, chiedendo che ciascun Paese indichi la quota di migranti che è in grado di accogliere. «È un problema di politica interna che deve essere affrontato bene: ognuno dica quanti può accogliere e si metta d'accordo, in comunione. Adesso c'è un'ingiustizia, vengono in Spagna e Italia, i due Paesi più vicini e non li ricevono altrove». Ma «il migrante va sempre accolto, accompagnato, promosso e integrato. Dobbiamo pensare intelligentemente alla politica migratoria. Il Mediterraneo è oggi il cimitero più grande d'Europa ci deve far pensare». Bergoglio torna poi su un tema a lui caro, la condanna della «cultura dell'indifferenza». «C'è sempre la tentazione a guardare da un'altra parte. Ma non basta vedere, è necessario sentire, toccare». E affronta anche il tema della difesa dell'ambiente. «Pensiamo di essere onnipotenti di fronte alla Terra. Dobbiamo riprendere il rapporto con la Terra, il buon vivere. Buttare la plastica in mare è un crimine, uccide», dice, citando poi una canzone di Roberto Carlos nella quale un figlio chiede al padre «Perché il fiume non canta più. Il fiume non canta perché non c'è più...». Poi un accenno al tema delle molestie sulle donne: «Ci sono impiegate che ogni giorno pagano col corpo la stabilità lavorativa, e questo succede ogni giorno». Nella seconda parte dell'intervista emerge poi un Papa più personale. «Mi piace la musica, ascolto il classico e il tango. Se l'ho ballato? Certamente, un porteno che non balla il tango non è un porteno». Non si dice «solo». «Ho degli amici, pochi ma veri, ne ho bisogno. Mi piace stare con loro. Non mi piace stare solo, per questo non sono andato ad abitare nel palazzo pontificio.
I Papi che mi hanno preceduto erano santi, io non sono santo, non ce l'avrei fatta». Infine, una confessione: «Quando andavo da piccolo con mia mamma a fare la spesa volevo fare il macellaio, perché vedevo che aveva una tasca dove metteva i soldi. Poi a 19 anni è arrivata la vocazione».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.