«Bye-bye trattativa», così titolava lo scorso agosto Il Foglio un articolo di Massimo Bordin che sottolineava come, udienza dopo udienza, si afflosciasse il maxiprocesso sul presunto patto tra Stato e mafia. Anche in termini di giornalisti e di pubblico. Lo stesso che sembra disertare le sale cinematografiche dove si proietta il nuovo film di Sabina Guzzanti, La trattativa appunto. Così il giorno della prima, l'altro ieri in 126 schermi, il film ha incassato solo 18mila euro che diventano 21mila considerando alcune precedenti proiezioni speciali. In termini di persone fanno poco più di 3.500 spettatori. Naturalmente non basta un giorno di programmazione per decretare il flop di un film ma certo non si può non registrare, oltre all'impossibilità di raggiungere l'incasso di quasi due milioni di euro del precedente lavoro della regista, Draquila - L'Italia che trema , un certo disinteresse verso l'argomento.
Per dare un'idea, il film horror Annabelle , che ha esordito lo stesso scorso giovedì, ha incassato 141mila euro con 21mila spettatori. Il tutto poi si trasforma pure in un paradosso mediatico perché il film della Guzzanti ha riempito lenzuolate di quotidiani, tra cui quelle sponsorizzate sul Fatto quotidiano da Marco Travaglio che ha avocato a sé la pagina spettacoli e che nei titoli chiama la regista sempre e solo per nome, Sabina. Ci sono state poi le recenti apparizioni della Guzzanti in carne e ossa da Lucia Annunziata o da Michele Santoro dove già in passato se l'era presa col Giornale colpevole di aver scritto della sua richiesta di finanziamento - poi bocciata - al ministero dei Beni culturali. Ai primi di settembre c'è stato anche il passaggio al prestigioso festival di Venezia ma fuori concorso. Per «l'argomento scomodo» ha subito polemizzato Sabina Guzzanti su Twitter dove peraltro il suo account è seguito da più di mezzo milione di utenti che però non sembra aver accolto il cinguettio di due giorni fa: «Oggi esce #latrattativa in tutta Italia. Quello che potevo fare l'ho fatto, ora dipende tutto da voi». Ah gli spettatori! Magari non hanno capito che Sabina è riuscita a mettere dentro anche Berlusconi all'epoca non ancora sceso in campo. Così come non sembra essere bastata neanche la botta di fortuna dell'altro giorno con la richiesta della Corte d'Assise di Palermo di chiamare a testimoniare il presidente Napolitano. Sembra ancora una volta confermato l'adagio di Carlo Verdone: «Pagine piene, sale vuote».
Ma fosse solo per La trattativa non si respirerebbe un'aria di paura nel mondo del cinema che diventa vero e proprio terrore nelle parole consegnate al Secolo XIX la scorsa domenica dallo stesso Verdone: «Un disastro, è tutto finito». Perché purtroppo la Guzzanti è in ottima compagnia in questo settembre-ottobre nero soprattutto, ma non solo, per il cinema italiano. La buca con la coppia comica formata da Papaleo&Castellitto non ha raggiunto il mezzo milione di euro di incasso in due settimane, Anime Nere nemmeno 600mila in tre, I nostri ragazzi 750mila in quattro.
Mentre sono già usciti di scena La nostra terra con Accorsi&Rubini (130mila euro) e Senza nessuna pietà con Pierfrancesco Favino (200mila). Ma il flop che scotta di più è quello di Pupi Avati che con Un ragazzo d'oro in 3 settimane s'è fermato a 670mila euro. E se non c'è Sharon Stone (protagonista con Scamarcio) che tenga, figuriamoci Sabina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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