I figli della periferia, chi sono gli immigrati di seconda generazione

La morte di Ramy Elgaml, 19 anni, egiziano, caduto in motorino durante un inseguimento con i carabinieri a Milano, è stato il pretesto per scoperchiare una rabbia che cova nelle periferie delle grandi città: quella dei ragazzini, molti minorenni, immigrati di seconda generazione. I figli delle banlieue

I figli della periferia, chi sono gli immigrati di seconda generazione
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È una rabbia così sottovalutata e viva la loro che li ha portati, nel giro di poche ore, a organizzare un corteo, degenerato in guerriglia urbana: in 70 (prevalentemente minorenni, anche di 11 anni), dentro i cappucci delle felpe nere, hanno distrutto un autobus, lanciato petardi contro la polizia, acceso roghi, svuotato estintori. Probabilmente con il contributo di qualche espertone di cortei (“Chi ha messo a ferro e fuoco il quartiere non eravamo noi. Era gente che veniva da fuori” dicono tanti amici di Ramy).

Ma chi sono i ragazzi delle periferie? Nascosti dietro a look da ‘maranza’, gergo della crew e testi trap che inneggiano ad armi e soldi, ci sono giovani difficili e tanti figli di stranieri, immigrati di seconda generazione.

I NUMERI

Su 500mila nati da genitori stranieri, l’11% è arrivato in Italia prima dei 6 anni, il 17% è migrato in età scolare, l’11% è arrivato in Italia dopo gli 11 anni. Tra di loro ci sono quelli che si sono inseriti e quelli che invece vivono di microcriminalità, spaccio, minacce con i coltellini perennemente in tasca. Quelli che, insomma, convivono quotidianamente con la microcriminalità. Non a caso tra i 570 detenuti degli Ipm (istituti penitenziari minorili) il 46,7% è rappresentato da stranieri under 18. Nel 2023 il dato era ancora peggiore: su 500 detenuti, gli stranieri erano il 64%. Il loro disagio, la loro rabbia si somma ad altro disagio, ad altra rabbia.

La fotografia delle baby gang di seconda generazione scattata dalla Direzione centrale della Polizia criminale (dipartimento della Pubblica sicurezza) racconta di un lieve calo dei piccoli crimini nel 2023, ma denuncia un quadro agghiacciante: sono in aumento i casi di stupri e violenze sessuali in cui sono coinvolti i minorenni stranieri, quelli che dovrebbero sedere dietro a un banco delle medie o delle superiori. I casi sono passati dal 54,64% al 56,19%.

Il disagio è frutto spesso di una mancata integrazione, di una marginalità sociale che spinge i ragazzini a considerare una cosa normale appiccare un rogo in città o mettere a segno un paio di scippi in motorino a settimana per pagarsi Nike e serate. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala fa il mea culpa: se i ragazzi stranieri si sentono ignorati, è anche colpa dell’amministrazione comunale, che non fa abbastanza per integrarli. “Questa – interviene il vicepremier Salvini - è un’emergenza nazionale”.

NON C’E’ IL RISCHIO BANLIEUE PARIGINE

Per certi versi l’incidente del Corvetto richiama quanto accaduto a Nahel Merzouk, il 17enne di origini marocchine che, nel giugno 2023 a Parigi, fu ucciso con un colpo di pistola da un agente perché non si era fermato a un posto di blocco. Dopo la sua morte esplose la rivolta delle banlieue parigini, con disordini e un’ondata di violenza annunciata.

Potrebbe accadere la stessa cosa anche a Milano o nelle grandi città italiane? La scintilla c’è stata, bisogna capire che piega prenderà. Il pericolo sembra escluso e la tensione sta calando. Nessuna rivolta in stile parigino. Ma se anarchici e centri sociali dovessero soffiare sul fuoco della rivolta allora l’escalation di violenza potrebbe esserci.

“Quanto accaduto in questi giorni al Corvetto – spiega il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – è un segnale che va tenuto in considerazione. C’è un disagio che adesso è contenuto nei limiti che abbiamo visto, ma potrebbe essere la sveglia, il segnale per un’attenzione maggiore in futuro”.

In ogni caso la polizia ha chiesto rinforzi: stanno per arrivare 600 uomini in più per garantire la sicurezza a Milano in uno dei periodi più delicati dell’anno, quello in cui autorità e istituzioni saranno in città per la Prima della Scala.

“GUERRIGLIA ORGANIZZATA”

“Quella del Corvetto – sostiene Valter Mazzetti, segretario generale Fsp Polizia - è stata una guerriglia, che era stata organizzata nei tempi e nei modi, con tanto di auto posizionate ad hoc per impedire l’intervento delle forze dell’ordine e l’uso di bombe ed altri artifizi, pietre, incendi e

quant’altro ed era finalizzata a devastare e aggredire, per affermare una presunta superiorità sulle leggi, sullo Stato, su ogni regola civile. Un evento che fa il paio con altri simili, l’ultimo pochi giorni prima a Padova”.

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