Colta sul Fatto, a dir poco incauta su Instagram. Ci sono una decina di post di Selvaggia Lucarelli dal 2021 al 2023 che potrebbero costarle il posto da giurato a Ballando con le stelle, una segnalazione al Garante della concorrenza e del mercato e un procedimento (postumo) all'Ordine dei giornalisti per la violazione del codice deontologico. Possibile che la regina degli influencer, la ex giornalista (da maggio 2023 non è più iscritta all'Albo) che aveva scoperto il Pandorogate costato la carriera a Chiara Ferragni, in un passato neanche troppo recente sia stata così sfrontata da fare pubblicità occulta ai «suoi» sponsor senza adottare il rigido protocollo del Garante in vigore dal 2018?
Con sprezzo del pericolo ci siamo guardati la pagina Instagram della Lucarelli, andando a ritroso fino al 2021 a caccia di messaggi promozionali, senza cedere alla tentazione di piazzare like, sebbene molte foto del gatto Evangelion lo avrebbero meritato (ce ne scusiamo con l'interessato e con i lettori). Ne abbiamo trovati una ventina, qualcuno lo abbiamo immortalato col cellulare (e pubblicato), tutti relativi alla fortunatissima trasmissione Rai nella quale la Lucarelli fa da giurato.
Nessuno di questi post che abbiamo rintracciato tra novembre e dicembre del 2021 e del 2022 e in parte di fine 2023 rispetterebbe pienamente le linee guida del Garante, fissate guarda caso proprio dopo il pasticcio Ferragni-Balocco scoperchiato dalla collaboratrice del Fatto e rivolte agli influencer «con almeno un milione di follower su una o più piattaforme social e un engagement rate medio pari o superiore al 2%». C'è l'obbligo di informare i follower «chiaramente» sulla «natura commerciale dei contenuti pubblicati dagli influencer», c'è l'obbligo di rendere esplicito il fine commerciale della comunicazione, se non deducibile dal contesto, c'è l'obbligo dell'inserimento di diciture chiare e visibili come Pubblicità/Advertising, Sponsorizzato da o In collaborazione con all'inizio dei post o delle comunicazioni a pagamento e l'obbligo dell'utilizzo di hashtag specifici come #Pubblicità, #Sponsorizzato o #adv tra i primi tre hashtag di un post promozionale. In alternativa, se l'oggetto è consegnato all'influencer a titolo gratuito, c'è l'obbligo di indicare l'hashtag #prodottofornitoda, #gifted, #regalatoda con il nome del marchio. La finestra temporale è tra novembre del 2021 e la fine del 2023, i marchi a cui la Lucarelli dedica la sua affettuosa attenzione sono prevalentemente la stilista di gioielli #delfinaelettez definiti «speciali e strong» per merito di una donna «affascinante e talentuosa» che è appunto @delfinadelettrez, una delle tanti eredi del casato Fendi e i «vestiti bellissimi» di @maison_madame_ilary, senza dichiarare apertamente che sta facendo loro pubblicità. Ci sono le foto dei prodotti, in bella vista, indossati durante la trasmissione - una vetrina da milioni di telespettatori - ma anche posizionati sulla scrivania del camerino.
Non ci si può ritrarre con i gioielli addosso e dire chi glieli ha forniti senza incappare in una sorta di pubblicità occulta. Soprattutto quando viene esibita - come succede in almeno un caso - il case che li contiene con in bella vista il brand. Possibile che la Lucarelli abbia violato il codice che lei stessa ha contribuito a far nascere dopo le sue inchieste? E poi si dirà: vabbè, ma che c'entra la piattaforma social con Viale Mazzini? La Lucarelli parla spesso di Instagram in Rai e di Rai su Instragram. In passato Viale Mazzini è già stato bastonato per Sanremo 2023 a causa di John Travolta e lo spot indiretto a un paio di calzature ma anche per le «reiterate, insistite citazioni verbali e apparizioni visive del servizio e dello specifico profilo Instagram associato a un personaggio reale» (peraltro il conduttore del programma televisivo) che secondo l'Autorità «hanno integrato la messa in onda di una vera e propria comunicazione commerciale audiovisiva occulta a favore del predetto social network» e a nulla è servita la replica Rai secondo cui dietro c'erano scelte «di natura artistica ed editoriale - come tali incomprimibili e insindacabili - finalizzate al raggiungimento, come effettivamente è avvenuto, di un target di pubblico giovanile fino a quel momento estraneo al Festival». Parliamo di post legati alla trasmissione Rai, che dunque involontariamente diventa di fatto megafono di una pubblicità occulta. Il codice etico di Viale Mazzini parla chiaro: «La pubblicità deve essere leale, onesta, veritiera e corretta», inoltre non ci devono essere elementi che offendono le «convinzioni morali, etiche, religiose e politiche» del pubblico. Peccato che in qualche caso alla pubblicità pacificamente non dichiarata sia allegata anche la bandiera palestinese, simbolo certamente divisivo, e poi cosa c'entri la guerra in Medioriente con un gioiello lo sa solo lei ma tant'è.
La domanda è: ma la Rai lo sa? La conduttrice Milly Carlucci se n'è accorta? Probabilmente no. E l'Ordine dei giornalisti - che ogni tanto dovrebbe ricordarsi di esistere - teoricamente vieta ai suoi iscritti di prestare il proprio volto per fare pubblicità. E lei fino a maggio del 2023 avrebbe dovuto rispettare il nostro codice deontologico, poi probabilmente ha capito che il suo lavoro di influencer e la tua tecnica di infotainment - una via di mezzo tra information ed entertainment - non era così agevole da condurre dentro i rigidi paletti fissati dall'Ordine e dalla deontologia. Chissà che stavolta anche l'Autorità non conceda il bis e faccia pagare alla Rai un'altra multa salatissima.
Sarebbe come sentire risuonare la vocina «americana» di Foxy John declamare i voti della Lucarelli: codice Etico Rai? Quattrou! Codice deontologico dei giornalisti? Quattrou! Obblighi fissati dal Garante? Quattrou! Basta così, o rischiamo di fare anche noi a Ballando troppa pubblicità... Selvaggia.
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