«Quando spunta il Mossad vuol dire che siamo alla frutta», ridacchia un vecchio giornalista. Adesso che il polverone sollevato lentamente si adagia sui quotidiani, i contorni della spy story milanese che emergono tra informative e ordinanze si fanno un po' più chiari. O forse no. Che ci sia un suk di dati sensibili è pacifico: se indagini (ancora in corso) e processi ne confermassero la gravità, i comportamenti di uomini con o senza più la divisa sarebbero imperdonabili. Ma, c'è un ma. «Più che l'ennesima P2 questa mi sembra una sPa2, una società che vendeva dati per soldi», dice un manager milanese di lunga data. Non c'è un contro potere dello Stato in guerra con un partito o a una coalizione, come sembra emergere in vicende simili. Fonti del Viminale rassicurano il Corriere, riducendo al lumicino la portata del materiale effettivamente «esfiltrato» ma lasciandone intonsa la gravità eversiva. Comprensibile, non necessariamente vero. La sinistra ha gioco facile a parlare di faida nel centrodestra. Ma accostarla ai dossieraggi che Pasquale Striano e il pm Antonio Laudati avrebbero organizzato dentro la Dna (secondo la procura di Perugia) ne oscura la maggiore pericolosità.
«Questi si vendevano dei report, non facciamola più grossa di queste umane bassezze», commenta un esperto di sicurezza che conosce molti dei protagonisti. Certo, c'è la spregiudicatezza di alcuni ex sbirri, vedi Carmine Gallo: «Molti di loro si occupano di sicurezza aziendale ma sono totalmente impreparati. Di solito chi li assume lo fa per il loro presunto network, come più volte comprova l'indagine su Equalize - spiega la fonte - Con due effetti negativi: non hanno la preparazione necessaria ad affrontarne la complessità ma gli resta l'abitudine a far cose non consentite a soggetti non istituzionali».
Qualcuno sottolinea che il bubbone milanese sia scoppiato solo grazie a un Papa straniero come Marcello Viola e proprio quando l'Antimafia ha messo alle strette i grillini «in conflitto d'interessi» con il loro passato in toga. Sembra che tra gli oltre 800mila intercettati ci siano alcuni magistrati milanesi. «Chissà cosa ne pensano i vecchi mammasantissima ormai fuori dalla Procura che in passato hanno lavorato con lui», maligna un avvocato che ha incrociato la sua strada con quella di Gallo. «L'ex poliziotto aveva rapporti con alcuni esponenti della criminalità organizzata», dicono le carte, contatti ragionevolmente frutto della Terra di mezzo che ha frequentato da pontiere, vedi il sequestro di Alessandra Sgarella o le inchieste di 'ndrangheta. «Ne abbiamo visti tanti, da Bruno Contrada allo stesso Striano, perché no... E perché lui è libero e molti degli indagati sono ai domiciliari?», si chiede chi ha lavorato con Gallo, ancora incredulo per le accuse.
I rischi per la democrazia ci sono, è evidente, ma il loro servizio era «vendere ad aziende, distratte o semplicemente preoccupate, informazioni tranquillizzanti per fare investimenti in una cornice di rischio accettabile. È sbagliato anche parlare di cyber, le banche dati del comparto sicurezza non rientrano in questo perimetro», ci dice un altro legale esperto in materia. Anche il ruolo di Enrico Pazzali è tutto da chiarire. La Procura ne ha chiesto (di nuovo) l'arresto, a pagina 506 dell'ordinanza il gip nutre seri dubbi sul fatto che il manager di Fondazione Fiera, proprietario al 95% di Equalize, sapesse dell'origine illegale dei dati visto l'uso «gratuito» che ne faceva (malvisto dai soci) per contropartite relazionali. «È giusto sapere se una persona o una società con cui vuoi fare affari ha dei guai? È un atto di civiltà, altrimenti è un danno all'economia», è il ragionamento di una fonte.
«E lo Stato architetta per sé la certificazione antimafia, perché un privato non può sapere le stesse cose? Un affare di milioni di euro di denaro privato non ingrassa la criminalità quanto uno uguale di soldi pubblici? Così diamo alibi ai privati poco scrupolosi», ci spiega un ex security manager con un passato in divisa: «Ci deve essere un canale che preservi gli interessi dello Stato e delle aziende senza aree grigie, tanto pericolose quanto illogiche».
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