Roma L'unica certezza è che le difese informatiche delle istituzioni italiane non sono impermeabili. Dopo il caso dei dossier raccolti dai due fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero, la nuova falla si è aperta nella rete informatica della Farnesina. L'attacco risale alla scorsa primavera, ma curiosamente l'informazione è stata taciuta al pubblico italiano ed è stata rivelata ieri dal quotidiano britannico The Guardian, secondo cui l'intrusione nei computer del ministero degli Esteri italiano è opera degli onnipresenti hacker russi. La Farnesina ieri ha confermato la versione fornita ai reporter britannici: l'attacco è avvenuto quando ministro era l'attuale premier Paolo Gentiloni per mezzo di un virus informatico in grado di infettare i computer e girare informazioni agli autori del malware.
Il ministero minimizza, sostenendo che l'attacco informatico non ha centrato l'obiettivo di penetrare la rete criptata, quella con le informazioni più sensibili sull'attività del ministro, ma si è limitato a esplorare le mail dei dipendenti. Gentiloni avrebbe evitato rischi perché non usa la mail. Eppure l'attacco non deve essere andato completamente a vuoto, visto che la Farnesina stessa ha precisato che una volta scoperta l'intrusione c'è stato subito un primo «intervento di rafforzamento» delle difese.
La procura di Roma, ha aperto un fascicolo contro ignoti e indaga su modalità del blitz degli hacker ed eventuali responsabilità, sempre che ci sia modo di seguire le tracce in uscita delle informazioni rubate. I magistrati hanno ipotizzato i reati di reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato, intercettazione illecita di comunicazioni informatiche, e spionaggio politico e militare. Non male per un blitz fallito. A segnalarlo è stato lo Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della polizia postale, lo stesso che indaga sul caso Occhionero, specificando che tra i due episodi non c'è alcun collegamento.
Nel frattempo sono partite le polemiche.
Innanzitutto quelle della Russia, il cui ministero degli Esteri ha parlato di solita «campagna mediatica, dietro cui non ci sono fatti», chiedendo all'Italia «se possiede dati concreti» di consegnarli «alla parte russa per un lavoro congiunto». Sul fronte interno a difendere la Russia ci pensa Salvini: «A parte il fatto che spiare l'inutile Gentiloni è fatica sprecata, ormai qualunque cosa accada al mondo è colpa di Putin».
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