Donald Trump riunisce il partito repubblicano e porta sul palco della Convention di Milwaukee tutti i suoi ex avversari, i quali uno dopo l'altro si mostrano coesi nell'affermare che l'ex presidente va sostenuto senza se e senza ma. Unità è una parola chiave della kermesse in Wisconsin, con il tycoon che torna al Fiserv Forum per raccogliere una nuova ovazione. Sicuro e tronfio, Trump si dirige al palco di famiglia dove lo aspettano i figli e il neo vice JD Vance (al suo esordio con un discorso concentrato fortemente sulla storia della sua vita personale), mentre sul maxi-schermo passa un video con le cadute e gli inciampi di Joe Biden, insieme a quelli che considera i suoi fallimenti sull'immigrazione e la sicurezza ai confini.
«Inizio mettendo in chiaro una cosa: Trump ha il mio forte appoggio, punto. Non siamo d'accordo su tutto ma siamo d'accordo su più cose di quelle su cui siamo in disaccordo», afferma Nikki Haley, sua acerrima rivale alle primarie repubblicane, pronunciando un endorsement diplomatico. «Non dovete essere d'accordo con lui il 100% delle volte per votarlo, prendete esempio da me», continua l'ex ambasciatrice all'Onu, rivolgendosi direttamente alle persone che hanno riserve sul candidato Gop alla Casa Bianca. «Il presidente mi ha chiesto di parlare a questa Convention in nome dell'unità», dice ancora Haley, un invito che è stata «felice di accettare». E sulla politica estera, ricorda che «quando Trump era nello Studio Ovale, Putin non ha fatto nulla. Nessuna invasione, niente guerre, e non è stato un caso. Putin non ha attaccato l'Ucraina perché sapeva che Trump era un duro. Un presidente forte non inizia le guerre, ma le previene».
Il governatore della Florida Ron DeSantis, un altro dei maggiori rivali di The Donald alle primarie, lo elogia invece per le sue politiche economiche e sui confini Usa. «Il nostro Paese era rispettato quando era il nostro comandante in capo - sottolinea - Come cittadino, come marito e come padre, sono allarmato dal fatto che l'attuale presidente degli Stati Uniti non abbia la capacità di adempiere ai doveri del suo ufficio. Rimandiamo Biden nel suo scantinato e Trump alla Casa Bianca». DeSantis usa un tono molto diverso rispetto a quello di Haley, e si rivolge soprattutto di alla base repubblicana (con il tycoon che applaude ripetutamente e sembra visibilmente più entusiasta del suo discorso rispetto a quello dell'ex governatrice della South Carolina). Né Haley né DeSantis inizialmente erano nel programma della Convention, ma sono stati invitati a parlare dopo l'attentato di sabato. Sul palco sale anche Ted Cruz, il senatore del Texas che nel 2016 mise a nudo la spaccatura tra i conservatori rifiutando di sostenere Trump alla Convention di Cleveland. Ora le tensioni sembrano lontanissime, e Cruz invoca la benedizione divina per l'ex presidente, affermando che lui riporterà l'ordine alla frontiera e aumenterà la sicurezza in tutto il Paese dopo le politiche fallimentari di Biden. Mentre il senatore Marco Rubio difende a spada tratta l'America First, sottolineando che «non c'è assolutamente nulla di pericoloso o di divisivo nel mettere gli americani al primo posto».
Secondo fonti informate, Haley e Rubio sono considerati come papabili nel ruolo di segretario di stato in un'eventuale seconda amministrazione Trump (mentre l'ex comandante in capo a proposito della squadra dice in un'intervista che potrebbe considerare Jamie Dimon, il Ceo di JpMorgan, come segretario al Tesoro).
Intanto, nel clan Trump c'è una nuova stella: è Lara, nuora di Donald e co-presidente del partito repubblicano, la quale parla di lui come «un padre e un nonno» che si è candidato «perché ama questo Paese». «So di essere abbastanza fortunata da poterlo chiamare mio suocero e vederlo in modo un po' diverso da tutti voi... Questo è un uomo che si è sacrificato per la sua famiglia e che si è davvero sacrificato per il suo paese», prosegue la moglie di Eric, con cui ha due figli.
E Trump incassa una buona notizia anche sul fronte dei sondaggi: secondo l'ultima proiezione del New York Times, è in vantaggio sul rivale Biden in tutti i sette principali stati in bilico, ossia Arizona,
Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin. Il margine più stretto è in Michigan, dove il tycoon ha il 42% delle preferenze contro il 40% del candidato democratico, e in Pennsylvania (43% contro 40%).
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