
Le università americane si coalizzano contro Donald Trump chiedendogli di fermare le ingerenze negli affari accademici, e Harvard fa causa all'amministrazione. Mentre il comandante in capo, nel mezzo della battaglia, annuncia su Truth che terrà il discorso di commiato in «due posti davvero fantastici: l'Università dell'Alabama e West Point». Il primo è un ateneo nel Deep South con un'elevata presenza di studenti evangelici, battisti e cattolici, la seconda è la storica Accademia Militare dell'Esercito. La senatrice Katie Britt, laureata all'UA, si è detta «entusiasta» della partecipazione del tycoon: «È un grandissimo onore per l'università e per i laureandi dare il benvenuto a un presidente in carica nel campus».
Intanto oltre 150 rettori di college Usa, inclusi tutti gli atenei della Ivy League ad eccezione di Columbia e Dartmouth, hanno firmato una lettera che condanna «l'eccesso di potere del governo», con il tentativo di dettare le linee politiche degli istituti privati in cambio dei finanziamenti federali. «Parliamo con una sola voce contro l'intervento senza precedenti del governo e l'ingerenza politica che stanno mettendo in pericolo l'istruzione superiore americana», si legge nel documento coordinato dalla American Association of Colleges and Universities. Pur dichiarandosi «aperti a riforme costruttive e ad una supervisione governativa legittima», i firmatari respingono ogni tentativo di «intrusione indebita e l'uso coercitivo dei finanziamenti pubblici alla ricerca». La presa di posizione coinvolge il gotha del sistema accademico statunitense tra cui Mit, Princeton, Brown, Harvard e Yale, ma non Columbia, che, per vedere ripristinati 400 milioni di fondi congelati, ha in gran parte aderito alle richieste di Trump, tra cui quella di mettere il dipartimento di studi mediorientali sotto controllo esterno.
La rivolta degli atenei arriva dopo l'annuncio della causa di Harvard all'amministrazione contro le sue minacce di tagliare miliardi di dollari di finanziamenti per la ricerca in nome di una presunta lotta verso l'antisemitismo nei campus. Secondo il New York Times l'università più ricca del mondo e più antica degli Usa accusa il governo di aver scatenato un attacco su larga scala come «strumento per ottenere il controllo del processo decisionale accademico dell'ateneo». L'azione legale presentata in un tribunale federale del Massachusetts, ultimo capitolo dell'escalation con il comandante in capo, nomina come controparti Robert F. Kennedy Jr., segretario alla Salute, Linda M. McMahon, segretaria all'Istruzione, Stephen Ehikian, amministratore facente funzioni della General Services Administration, la ministra della Giustizia Pam Bondi e diversi altri funzionari.
«Le mosse del governo violano non solo il Primo Emendamento, ma anche le leggi e i regolamenti federali», si legge nella causa, che definisce le azioni di Trump «arbitrarie e capricciose». Finora, comunque, l'amministrazione ha solo sospeso o minacciato di sospendere miliardi di dollari di finanziamenti federali, vitali per il funzionamento di diverse università.
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