"Tra i bimbi ricoverati l'80% non era fragile. I dubbi di Crisanti? Si guardi bene i dati"

La presidente della Cts. Aifa: "Spieghiamo ai genitori che coi vaccini proteggiamo i loro figli"

"Tra i bimbi ricoverati l'80% non era fragile. I dubbi di Crisanti? Si guardi bene i dati"

«Anche i bambini asintomatici possono avere complicanze come il long-covid e la sindrome infiammatoria multisistemica». Patrizia Popoli, presidente della Commissione tecnico-scientifica di Aifa, non fa allarmismo ma segnala che in questa fase epidemica il virus è diventato più «cattivo» con i più piccoli.

Cosa vi ha spinto ad accelerare sul vaccino per i più piccoli?

«L'Ema ha stabilito che anche nei bambini di 5-11 anni i benefici superano i rischi, e i dati dell'Iss ci dicono che in questa fascia di età è concentrato il massimo incremento dei contagi».

Ma un bambino sano cosa rischia con il Covid?

«Nei piccoli il virus non sempre provoca una malattia blanda, ogni 1.000 contagiati, 6 finiscono in ospedale. Per il Centro di controllo europeo il 70-80% dei bambini ricoverati non aveva alcun fattore di rischio».

Il vaccino diventerà obbligatorio per i bambini?

«Non è stato reso obbligatorio per gli adulti e non credo che si partirà con l'obbligatorietà dai bambini, che è una popolazione guardata sempre con particolare attenzione».

Come convincere i genitori che tutto andrà bene?

«Se sapremo spiegare con chiarezza, capiranno quanto è importante vaccinare. Questa non è un'imposizione ma un'opportunità per i figli, li protegge da un rischio e dalla deprivazione della socialità».

Il professor Crisanti solleva dubbi e suggerisce che è meglio aspettare i dati reali.

«Crisanti aveva criticato anche il vaccino per gli adulti e poi si è ravveduto. Mi auguro che anche questa volta possa riconsiderare i dati, visto che con questo vaccino non si parte da zero. Negli studi clinici è stato testato su decine di migliaia di adulti e nella vita reale l'hanno usato oltre 1 miliardo di persone. Con questi numeri, quando si arriva ai bambini non si ricomincia dalla fase uno di sperimentazione clinica».

Lei teme molte resistenze?

«Molti genitori saranno timorosi per istinto di protezione, ma vorrei ribadire che il beneficio offerto dal vaccino supera i rischi associati alla sua somministrazione. Anche la dose pediatrica è capace di ridurre del 91% il rischio di contrarre l'infezione».

Il vaccino sarà comunque sotto osservazione?

«Per verificare i fenomeni rari servono grandi numeri. Negli Usa la farmacovigilanza ha raccolto informazioni su 3,3 milioni di bambini di 5-11 anni vaccinati e i dati, anche se al momento il periodo di osservazione è ancora limitato, non hanno rilevato eventi avversi particolari».

Quanto peseranno le fake news dei No Vax ?

«Si dicono tante sciocchezze, notizie infondate e assurde. Anche i toni usati da chi è contro ai vaccini sono diventati aggressivi, concitati, allarmistici. Hanno persino parlato di una riduzione della fertilità nei più giovani: ma qualche complotto diabolico dovrebbe mirare a tanto?».

È vero che dopo la seconda dose si rilevano delle miocarditi tra gli adolescenti?

«Sì, ma si tratta di un fenomeno raro e quasi sempre benigno che non lascia esiti nella maggioranza dei casi. La dose di un terzo del vaccino, fa pensare che nei bambini più piccoli questo rischio sia ridotto».

Dunque lei vaccinerebbe i suoi nipoti?

«Sì, li vaccinerei perché il vaccino li protegge da un'infezione non sempre benigna e garantisce aspetti sociali importanti: gli immunizzati evitano la dad, non si isolano. Inoltre, se il virus circola meno si proteggono i soggetti fragili di tutte le età».

Terza dose anche ai bambini?

«Non lo sappiamo.

Per decidere bisognerà capire quanto dura la risposta immunitaria, che teoricamente potrebbe anche essere più persistente rispetto agli adulti. E al momento dell'eventuale richiamo bisognerebbe verificare il livello di circolazione del virus; se fosse molto limitato la necessità di un richiamo potrebbe non essere una priorità».

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