«Noi siamo disponibili ad aprire un centro per i rimpatri in Friuli Venezia Giulia». Era il 2017 e la giovane presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ora deputata dem, dava la sua benedizione all'apertura di un CPR, che oggi tanto combatte a fianco della nuova segretaria del Pd Elly Schlein. Infatti, proprio qualche giorno fa, l'ora deputata scriveva sul suo profilo twitter: «Il Centro di permanenza per i rimpatri non è una soluzione. Manca completamente una strategia nazionale per l'emergenza, per l'accoglienza e per l'integrazione».
Il Pd sembra dimenticarlo, nelle sue quotidiane battaglie a favore degli irregolari in Italia, ma l'idea di «rinchiudere» queste persone nei Cpr è stata partorita proprio da loro. Non è stato Matteo Salvini, come non è oggi il Ministro Piantedosi: fu l'allora Ministro degli Interni nel 2017, il dem Marco Minniti, a promuovere l'apertura di questi posti in nome di un cambio di passo per le politiche migratorie.
Un percorso che, se abbiamo il coraggio di guardare indietro di qualche anno, si è dimostrato completamente fallimentare, come fallimentare si è dimostrata la gestione dei migranti guidata dalla sinistra, quella sinistra che oggi sembra svegliarsi solo per inchiodare il decreto Cutro.
I dati, come riporta Openpolis, parlano chiaro. Con la sinistra al potere, nel solo 2020, solo il 13,2% dei migranti all'interno dei Cpr è stato effettivamente rimpatriato. Ciò significa che la quasi totalità dei migranti irregolari, o comunque non dotati dei requisiti per restare in Italia, in quel solo anno e per mano della sinistra progressista, o sono sparsi nelle nostre città a compiere, purtroppo, azioni illegali per la maggior parte, o sono rimasti per lunghi periodi nei Cpr. Quella permanenza che oggi viene stigmatizzata proprio da coloro che non hanno monitorato la situazione, da quella sinistra che trova solo oggi - che non governa più - immorale far vivere queste persone in quelle condizioni. Condizioni che non sono cambiate da quando erano loro i primi a promuovere i Cpr.
Ma c'è di più: i costi. Tra il 2018 e il 2021, secondo le stime Cild, sono stati spesi 44 milioni di euro per i 10 Cpr presenti in Italia. Questo significa un finanziamento di più di 40mila euro al giorno per la detenzione di sole 400 persone. Una spesa molto alta alla quale va aggiunta, anche se non è possibile quantificare, i pagamenti per per il personale e per la manutenzione dei centri.
Inoltre, da capire, come mai i finanziamenti avvenivano appunto per una capienza di 400 posti - come si legge sempre nel report di Openpolis - mentre i posti garantiti dai Cpr italiani, sulla carta, sono 1378. Un numero comunque irrisorio rispetto a quello effettivo delle presenze irregolari in Italia al quale, però, il Pd sembrerebbe preferire non fare attenzione. Secondo la Fondazione Ismu si stimano oltre 519 mila migranti irregolari nel nostro paese: un numero spropositato, fuori controllo e che sembrerebbe passare sempre più inosservato a chi oggi, e ripetiamo solo oggi, condanna i Cpr. I dem, infatti, puntano inevitabilmente il dito al nuovo governo e agli ultimi tre mesi che hanno visto registrare 27mila persone sbarcate sulle coste italiane.
A fronte di questi dati e nonostante l'evidente gestione disastrosa degli ultimi anni, il boicottaggio della proposta del raddoppiamento dei Cpr - a firma del governo Meloni - sembra essere l'unica priorità del Pd. Quel Pd che fin quando governava promuoveva e finanziava generosamente la gestione tragica dei flussi migratori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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