Quando Giorgia Meloni atterra in Canada sulle rive del lago Ontario, in Italia si avvicina la mezzanotte. La premier è reduce dal bilaterale con Joe Biden a Washington, prima tappa di una tre giorni nordamericana che si chiuderà oggi con un faccia a faccia con il primo ministro canadese Justin Trudeau, seguito da un incontro con la comunità italiana all'Art Gallery of Ontario.
Quella di ieri è la seconda volta di Meloni alla Casa Bianca da quando siede a Palazzo Chigi. Circostanza non scontata, soprattutto tornando con la memoria alla diffidenza con cui Biden aveva guardato all'imminente arrivo della leader di Fdi alla presidenza del Consiglio nell'autunno del 2022. Invece in questo anno e passa il rapporto tra i due si è andato sempre più rinsaldano, con la premier italiana che molto ha investito sull'atlantismo (a partire dal conflitto in Ucraina) e con il presidente americano che ha tutto l'interesse ad avere un alleato affidabile in Europa. Ed è anche grazie a questa inattesa intesa che Meloni è riuscita a chiudere la più che ventennale vicenda di Chico Forti, il 65enne trentino che nel 2000 fu condannato in Florida per omicidio - nonostante prove più che circostanziali - con una pena all'ergastolo senza possibilità di condizionale. Una partita diplomatica lunga e complessa, sulla quale si sono spesi anche i governi procedenti. Ma che Meloni è riuscita a chiudere, anche grazie ad una doppia interlocuzione. La prima con la Casa Bianca, la seconda - forse ancora più importante - direttamente con il governatore della Florida Ron DeSantis. È sua, infatti, la firma che permette il trasferimento di Forti dal carcere di Florida City (dove è detenuto dall'11 ottobre 1999) a un penitenziario federale dal quale sarà poi possibile il passaggio in Italia. Un via libera a cui si è arrivato anche grazie alle ripetute interlocuzioni dirette tra Meloni e DeSantis, a partire da un lungo meeting telefonico che la premier e il governatore della Florida ebbero nel febbraio 2023 e a cui sono seguiti ulteriori contatti telefonici diretti. Insomma, spiega Andrea Di Giuseppe, deputato di Fdi eletto nella circoscrizione estera dell'America centrale e settentrionale, «l'impegno in prima persona della premier è stato determinante». Come pure il fatto che Meloni abbia deciso di bypassare il cerimoniale diplomatico che prevede che un governatore si interfacci con il ministro degli Esteri e si sia interessata direttamente e ripetutamente alla vicenda, avendo diversi colloqui diretti con DeSantis.
Un successo che la premier rivendica in un video-messaggio reso pubblico pochi minuti prima di entrare alla Casa Bianca per il faccia a faccia con Biden. «Sono felice di annunciare che dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti è stata appena firmata l'autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti», dice Meloni. «Un risultato - aggiunge - frutto dell'impegno diplomatico di questo governo, della collaborazione con il governo dello Stato della Florida e con il governo federale degli Stati Uniti che ringrazio». Insomma, «è un giorno di gioia per Chico, per la sua famiglia, per tutti noi». E ancora: «Lo avevamo promesso, l'abbiamo fatto, e ora aspettiamo Chico in Italia». Una trattativa, spiega Di Giuseppe che da anni segue da vicino la vicenda Forti, che è durata un anno mezzo evitando qualsiasi esposizione mediatica. Il riferimento è evidentemente a Luigi Di Maio che negli anni in cui è stato ministro degli Esteri si è più volte esposto sulla vicenda.
In modo «incosciente», dice Di Giuseppe, perché era chiaro a tutti che in quel momento «non c'erano le condizioni». «Uno straordinario successo del governo italiano, che in silenzio continua a raggiungere risultati importanti», dice non a caso il ministro degli Esteri Antonio Tajani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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