C'è ancora da discutere nella maggioranza sui nodi da risolvere, così la manovra non arriva nel Consiglio di ministri come voleva il M5s, forzando i tempi anche su un provvedimento bandiera come il «carcere per gli evasori», da infilare nel decreto fiscale collegato alla legge di bilancio. Una giornata di colloqui a Palazzo Chigi tra il premier Conte, e i capi delle delegazioni politiche, presente anche il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri. Nel faccia a faccia con Di Maio, deciso a imporsi sulle ultime modifiche per dimostrare di essere ancora il leader M5s, il premier avrebbe ceduto alle richieste del suo padrino politico.
Non solo sull'abbassamento delle commissioni bancarie per i pagamenti elettronici (in vista delle limitazioni sui contanti), ma anche sull'inasprimento delle pene per i «grandi evasori», misura che dovrà poi essere definita al di là dello slogan nei molti punti ancora oscuri, a partire da chi siano i «grandi evasori». Dall'entourage del premier, riporta l'Adnkronos, tuttavia frenano, spiegando che di «intesa» si potrà parlare solo una volta terminato il vertice di maggioranza che seguirà gli incontri tra il presidente del Consiglio e le delegazioni della maggioranza. Sulle manette per gli evasori, e anche sull'iter normativo da seguire in Parlamento, le posizioni sono molto diverse. Soprattutto i renziani, scettici sia nel merito che nella modalità di intervenire sul codice penale attraverso un emendamento ad hoc inserito in fase di conversione del decreto fiscale. Il ministro della Giustiza Alfonso Bonafede (nella foto) ha annunciato un'intesa a grandi linee per aumentare l'incarcerazione in caso di dichiarazione fraudolenta, per chi supera i 100mila euro di evasione. Nell'accordo rientrerebbero anche le nuove norme per la confisca per sproporzione, ora prevista per i mafiosi. «Le pene esistono già, i provvedimenti che cambiano le norme penali devono andare in Parlamento attraverso una legislazione ordinaria e non attraverso una decretazione d'urgenza» commenta il deputato di Italia Viva, Gennaro Migliore.
Ma anche il Pd è dubbioso sull'applicabilità concreta delle manette grilline. «Pene durissime per chi evade ci sono già - spiega il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio -. Dell'equilibrio tra la pena e il delitto commesso discuteranno i giuristi veri e propri. Ma l'idea è di far pagare tutti in modo che tutti paghiamo meno». Anche l'ex deputato Pd ora vicepresidente del Csm David Ermini fa capire che la questione non è affatto semplice: «Il problema tante volte non sono le leggi, bisogna vedere se sono applicabili».
I dubbi arrivano anche dal fronte dei magistrati, persino quelli più vicini alla sensibilità grillina sull'argomento come Piercamillo Davigo, che ha definito «irrealistico» il carcere per chi evade, perchè «si calcola che ci siano 12 milioni di evasori fiscali, significa fare 12 milioni di processi». Molto scettico anche Sebastiano Ardita, magistrato e consigliere del Consiglio superiore della magistratura: «Se l'obiettivo reale» del provvedimento che prevede il carcere per chi evade per oltre 100 mila euro «è il contrasto all'evasione fiscale, la prospettiva del carcere, calata nel sistema penale italiano, non credo possa essere una soluzione» spiega il magistrato. «Il numero di evasori fiscali nel nostro paese si conta in milioni, ed anche se solo una frazione raggiungesse la soglia di punibilità, sarebbe impensabile che per essi possano aprirsi mai le porte di un penitenziario. L'unico effetto certo è la paralisi del sistema penale che verrebbe ingolfato da un fiume di processi che produrrebbero pene detentive teoriche: cioè sanzioni che rimangono sospese o devono essere convertite in misure alternative». C'è poi da rispettare il criterio di proporzionalità rispetto alle pene inflitte a chi commette reati più gravi e che spesso non entra neppure in carcere.
I grillini vogliono però la loro bandiera: «Noi vogliamo il carcere per i grandi evasori - dice il viceministro M5s Giancarlo Cancelleri - chi non lo vuole si sta schierando con Berlusconi, anche se sta dentro il governo».
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