Incredulità, sorpresa, perplessità per tempi e modi dell'azione cautelare (e un comunicato di cinque pagine della Procura ricco di nomi e dettagli). Il centrodestra si risveglia con la notizia degli arresti domiciliari del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, e dell'inchiesta per corruzione che mediaticamente ha subito costituito un «sistema Liguria».
In attesa di conoscere il contenuto delle seicento pagine dell'ordinanza, ci sono però alcuni aspetti e alcune anomalie che vengono evidenziate. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio guarda alla distanza temporale che separa le contestazioni dall'applicazione delle misure cautelari. «Non conosco gli atti e da garantista penso sempre alla presunzione di innocenza. Mi è sembrato di capire che si tratta però di fatti che risalgono ad alcuni anni fa e che l'inchiesta non è nata oggi ma tempo addietro. Ho esercitato 40 anni da pubblico ministero e raramente ho chiesto provvedimenti di tutela cautelare dopo anni di indagini, tenuto conto che il pericolo di fuga, di inquinamento delle prove e la reiterazione del reato dopo tanti anni dall'evento è difficile che possano ancora sussistere». Un rilievo critico, quello del ministro, che sottolinea che «le mie perplessità non sono mai sul momento in cui scatta il provvedimento cautelare rispetto all'imminenza delle elezioni anche perché in Italia si vota molto spesso. Se ho delle perplessità tecniche riguardano una misura rispetto al tempo in cui è stato commesso il reato ed è iniziata l'indagine».
Sul fronte del centrodestra, la prima voce ad alzarsi è quella di Maurizio Lupi, leader di Noi moderati di cui attualmente Toti è presidente: «Ho assistito ad arresti che si sono trasformati in nulla di fatto. Impariamo a credere all'azione della magistratura e a credere che il principio di presunzione di innocenza c'è sempre e non a corrente alternata. Ho imparato anche a mie spese che fare i processi mediatici sia un gravissimo errore. Per dieci anni Giovanni Toti ha governato bene». Chi si schiera senza se e senza ma tra i perplessi è Matteo Salvini. «Non mi basta l'iniziativa di un giudice per sentenziare che qualcuno a Bari o a Genova è una persona per male. Quindi, conto che si faccia chiarezza il prima possibile. Per me ogni cittadino italiano è innocente fino a prova contraria», poi ha ricordato che «io stesso sono a processo e rischio la galera perché ho bloccato gli sbarchi». Una linea non troppo distante da quella del governatore lombardo, Attilio Fontana, per il quale «le contestazioni mi sembrano più un teorema che una realtà. Comunque lasciamo spazio alla magistratura per svolgere il suo compito. Io sono vicino a Giovanni».
Forza Italia si schiera sulla sponda garantista. «Sono convinto che Toti farà di tutto per dimostrare la propria innocenza, l'estraneità alle accuse che lo riguardano. Voglio essere ottimista e fiducioso per lui» dice il vicepremier Antonio Tajani. Aggiunge Alessandro Cattaneo: «Giusto approfondire ma andiamoci molto cauti. Speriamo che si possa chiarire al più presto». Fdi usa invece toni in parte diversi. Il coordinatore regionale Matteo Rosso non esclude l'ipotesi elezioni.
«Bisogna anche vedere le scelte che opererà Toti, magari per difendersi in modo più sereno preferisce dimettersi e cade tutto e si va al voto». E il capogruppo Tommaso Foti si augura «massima attenzione per i fatti della Regione Liguria, come per i fatti di Bari e in generale della Puglia. Auspichiamo che le indagini siano rapide».
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