Giuseppe Conte farebbe volentieri un pezzo di strada con Alessandro Di Battista al suo fianco (il capo grillino lo ha dichiarato in pubblico), mentre una parte de L'Alternativa c'è vedrebbe bene l'ex parlamentare grillino come leader di una formazione post-pentastellata di sinistra. "Dibba" occupa con regolarità le pagine dei giornali che si occupano del futuro del MoVimento 5 Stelle e dei suoi limitrofi ma, a ben vedere, senza troppa concretezza.
Il fatto è che, per un populista di sinistra, non è semplice trovare una casella occupabile senza cadere in contraddizione. Sposare la causa del "nuovo corso" di Giuseppe Conte, per Alessandro Di Battista, significherebbe "peccare" d'incoerenza. Proprio quello che viene rimproverato ai suoi ex compagni di partito. Il ritorno nel MoVimento del figliol prodigo prevede delle condizioni: uscire dal governo presieduto da Mario Draghi, abbandonare il "campo largo", salutare l'alleanza con i Dem di Enrico Letta e virare con decisione verso il lato sinistro dello scacchiere.
Sono condizioni ingiocabili per l'ex premier gialloverde e giallorosso che è tutto fuorché un fattore di strappi netti con le istituzioni. E neppure Beppe Grillo, che è passato dall'anti-sistemismo alla normalizzazione delle istanze grilline, ne vuole sapere granché. L'alternativa, appunto, è una piena adesione alla sigla partitica nata sulla scia degli allontanamenti dei parlamentari che non hanno votato la fiducia all'esecutivo in carica.
Dalle parti de L'Alternativa c'è, però, non sono in molti ad essere persuasi: la sola ricomparsa sulla scena di "Dibba" garantirebbe voti sufficienti per l'ingresso in Parlamento alle prossime elezioni politiche? Se ne parla ma la convinzione dei post-grillini latita. L'elettorato di sinistra, inoltre - quello cui i post-grillini guardano con attenzione - , accetterebbe di essere rappresentato da "Dibba"?
E poi se Alessandro Di Battista avesse davvero voluto optare per quella strada, allora avrebbe già annunciato l'adesione in tempi non sospetti. Con tutta evidenza, l'ex deputato confida in un ritorno in grande stile in un MoVimento 5 Stelle rinnovato e meno schiacciato sul governismo a tutti i costi. Sul resto delle mutazioni avvenute, magari, si potrà soprassedere.
Come ha fatto notare l'edizione odierna di Domani, l'ex grillino della prima ora, prima, dopo e durante la valutazione sulla sua ridiscesa in campo, ha incasellato una serie di flop niente male. Al di là della gaffe relativa alla "testimonianza oculare" su come sia saltato l'accordo per il Colle attorno al nome del vertice del Dis Elisabetta Belloni, "Dibba" ha messo in fila una serie d'iniziative culturali e metapolitiche che non avrebbero poi convinto troppo.
Per dirne una per tutte: il tour annunciato che avrebbe dovuto tastare il terreno per comprendere gli umori della base grillina era stato annunciato in pompa magna ma, almeno sotto il profilo mediatico, non ha riscosso i risultati e gli entusiasmi sperati. La "piazza del Vaffa" che si sarebbe dovuta rianimare non c'è. E di esempi se ne potrebbero fare molti.
Infine un dettaglio che non sembra di poco conto: tutti, tra grillini e post-grillini, decantano la rimpatriata con Alessandro Di Battista ma nessuno sembra davvero allungare il braccio per farlo salire sulla scialuppa.
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