Mentre Nomisma invoca la «militarizzazione» dei consumi energetici, l'Italia che produce è alla canna del gas: «Se continua così finiremo tutti nel fornitore di ultima istanza. E a pagare le nostre bollette sarà lo Stato». Lo sfogo di un imprenditore raccolto dal Giornale segnala, ogni giorno che passa, l'allarme finora sottovalutato dal governo e dall'Autorità di controllo dell'energia. I fornitori fanno la guerra ai clienti, minacciando interruzioni di energia elettrica o di gas, imponendo clausole vessatorie e persino fideiussioni da sottoscrivere e soldi da accantonare in banca, pena la chiusura del contratto. Tutte azioni in violazione delle norme scritte (male) nel dl Aiuti bis dello scorso agosto: «Ciò che il venditore non può fare è ritenere di per sé risolto il contratto senza pronuncia giudiziale e chiedere l'attivazione dei servizi di ultima istanza per risoluzione contrattuale: quest'ultima condotta viola la regolazione dell'Arera in materia di attivazione dei servizi di ultima istanza», hanno scritto nei giorni scorsi il presidente dell'Antitrust, Roberto Rustichelli e il presidente di Arera Stefano Besseghini. Un diktat rimasto lettera morta, visto che - come già segnalato dal Giornale - a quanto risulta a diversi commercialisti alcune società elettriche avrebbero richiesto ad alcune aziende del settore alberghiero (tra cui uno storico hotel nel cuore di Roma) una fideiussione bancaria da 4-5mila euro per continuare ad avere l'energia elettrica, pena il distacco della stessa. Una situazione illegale, che peraltro obbliga aziende storicamente energivore a sostenere ulteriori costi e a immobilizzare parte della liquidità in banca. D'altronde, i fornitori devono anticipare i costi del gas e sono a corto di liquidità. «Rispetto alle fideiussioni sarebbe preferibile far sottoscrivere delle polizze assicurative - con detrazioni fiscali di almeno il 30-40% - per compensare i mancati pagamenti da parte di imprese e semplici persone fisiche che hanno una riduzione incolpevole di utili e redditi o in caso di perdita del lavoro», ragiona con il Giornale il commercialista Gianluca Timpone, sulla cui scrivania ci sono diverse segnalazioni.
Nonostante l'ottimismo propalato dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, secondo il presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli «visto lo shock energetico di proporzioni mai viste in Europa e in Italia gli italiani dovranno preparasi all'idea di razionamenti, cautelandosi anche con l'acquisto di generatori autonomi». A Bologna davanti ai presenti al convegno promosso da Ascom, Abiconf e Unoenergy sharing solutions Tabarelli è netto: «Bisogna militarizzare la crisi a livello nazionale e anche europeo. Compratevi un generatore elettrico per questo inverno e forse anche per il prossimo anno». «Per affrancarsi dal gas russo e abbassare i costi dell'energia, l'unica soluzione possibile è accelerare il piano di investimenti su rinnovabili e accumuli, bisogna cambiare approccio e dare massima accelerazione ai processi di autorizzazione degli impianti eolici e fotovoltaici», replica l'ad di Terna Stefano Donnarumma davanti ai giovani imprenditori al 37° convegno di Confindustria in corso a Capri. D'altronde, il gas è passato da 0,7-0,8 euro a metro cubo a oltre i 2,3 euro. Secondo la Cgia di Mestre l'aumento esponenziale dei prezzi, il caro carburante e quello delle bollette penalizzerebbero soprattutto le famiglie di lavoratori autonomi, artigiani e commercianti che lavorano da soli, senza dipendenti né collaboratori familiari, che pagano «doppio» lo straordinario aumento degli ultimi 10 mesi dalle bollette di luce e gas, come utenti domestici e come piccoli imprenditori
Le misure come il credito d'imposta, sono più dannose che inutili.
Anziché andare in perdita, per gli alberghi è meglio stare chiusi. «Se ho l'albergo chiuso ci faccio poco», dice il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca. Se sbagli a calcolarlo, dice ancora Timpone, rischi di doverlo restituire. Insomma, stiamo freschi. Anzi, al gelo.
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