I giornalisti contro la Rai: unica tv assente da Mosca

La protesta dei corrispondenti. Innaro: "Una lacuna grave". Di Bella: "Torneranno presto"

I giornalisti contro la Rai: unica tv assente da Mosca

Tra i primati della Rai va aggiunto anche quello di non avere nessun giornalista a Mosca, nel mezzo di una guerra scatenata proprio dalla Russia. Una decisione di viale Mazzini, presa inizialmente dopo l'entrata in vigore in Russia di leggi restrittive della libertà di stampa per i corrispondenti esteri, che però ora inizia ad essere contestata pubblicamente anche dall'interno dell'azienda. I corrispondenti esteri del servizio pubblico scrivono, in una nota diffusa da Usigrai, che «la decisione aziendale di fermare la produzione informativa dalla sede di Mosca appare non più giustificata dai fatti» visto che tutti i network internazionali hanno ripreso a trasmettere dalla Russia». Aggiungono poi «piena solidarietà al collega Marc Innaro e a tutti i colleghi fatti oggetto di critiche pretestuose da settori della politica e dell'editoria. Auspicano che la Rai non ceda a pressioni improprie provenienti dall'esterno. Chiedono che i vertici aziendali tutelino il buon nome dei propri dipendenti e che al più presto la Rai riprenda a informare dalla Russi». Innaro, corrispondente Rai da Mosca, è stato contestato dal Pd perché - a giudizio del partito di Letta - troppo condiscendente verso le tesi della propaganda russa. Innaro è in prima fila nella richiesta all'azienda di riprendere i servizi da Mosca. «Per me questo stop è una lacuna grave - dice all'AdnKronos il capo dell'ufficio di corrispondenza Rai nella capitale della Federazione russa -. La Rai avrà le sue buone ragioni, noi siamo dei dipendenti obbedienti e rispettiamo gli ordini, pur talvolta non capendoli. Io sono a Mosca e constato che ci sono altre testate internazionali che hanno ricominciato ad operare già da tempo, e sono tantissime, dalla Bbc a France Press, Associated Press, Washington Post, giapponesi, indiani, arabi, cinesi. La Rai no» spiega Innaro. «Se un nemico c'è, e tale si dice che sia la Russia, varrebbe la pena di conoscere cosa pensa, e cosa dice. Con tutti i limiti che potrebbero venire dalla nuova legge, ma intanto proviamo a capire e a raccontare».

Ma nei prossimi giorni dovrebbero arrivare novità.

Lo ha fatto capire Antonio Di Bella, direttore di Rai Day Time, che durante l'intervista sulla guerra in Ucraina a Nicolai Lilin a Mezz'ora in più ha detto, rispondendo allo scrittore di origini russe che criticava l'assenza della Rai a Mosca, che la tv pubblica italiana «sta lavorando per far tornare i giornalisti in Russia»

PBr

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