I liguri bocciano la sanità: preferiscono curarsi altrove

Toti, candidato governatore del centrodestra, all'attacco delle precedenti giunte: "I cittadini vanno fuori regione. Gli incarichi? Marchette elettorali"

I liguri bocciano la sanità: preferiscono curarsi altrove

Genova - La Sanità in Liguria? «È da curare e in fretta, prima che la disastrosa politica attuata dal centrosinistra, in questi dieci anni di governo, cancelli anche l'ultimo residuo di eccellenza rimasto negli ospedali». Giovanni Toti, candidato governatore per il centrodestra, concretamente in corsa per attuare la svolta del 31 maggio, tira le somme dello sconfortante quadro che in tanti, fra medici, infermieri e cittadini liguri gli hanno tracciato nelle lunghe giornate di visita in tante località e in alcuni dei più noti ospedali della Liguria. «L'ex governatore di centrodestra, Sandro Biasotti - tiene a sottolineare Toti - ha fatto molto per la sanità in questa regione e gli ultimi interventi importanti in questo comparto fondamentale devono essere fatti risalire proprio a lui. Purtroppo spiace constatare che oggi la sanità in Liguria è strutturata solo sulla distribuzione politica di cariche e incarichi, sulla distribuzione, in buona sostanza, di marchette elettorali date non certo ai più meritevoli ma solo agli amici degli amici. Con il risultato che gli ospedali non funzionano come dovrebbero e che i pazienti liguri preferiscono andare fuori regione per farsi curare».

«Un esempio significativo - spiega Toti è l'ospedale Saint Charles di Bordighera dove con Marco Scajola abbiamo voluto dimostrare la nostra attenzione e totale vicinanza al vero mondo sanità, quello che si impegna con dedizione e professionalità. E per quel mondo abbiamo preso precisi impegni con cittadini ed operatori sanitari. I nostri bravi medici, infermieri e operatori, sono stati messi sempre in difficoltà e, nonostante ciò, hanno sempre garantito il massimo impegno e attaccamento verso la professione. Ma le cose non possono più andare avanti così: la Regione deve maggiormente tutelare tutto il territorio salvaguardando e valorizzando per esempio i tre presidi sanitari di Imperia, Sanremo e Bordighera». Ascoltando le parole di Burlando e della Paita, prosegue Toti, apprendiamo che secondo loro «la sanità ligure in dieci anni di governo del centrosinistra ha cambiato l'organizzazione dei servizi per mettere in equilibrio il sistema e dare un futuro alla sanità pubblica». «Peccato però - attacca Toti - che le Asl comprano e non pagano: 464 milioni di euro di debiti verso i fornitori a fine 2013 e tempi di pagamento addirittura doppi rispetto a quelli previsti; aumento delle prestazioni da privato dell'84 per cento, a fronte del 59 per cento nazionale; mobilità passiva di 203 milioni di euro, quasi il 5 per cento della spesa corrente, mentre è bassa quella attiva nonostante i tre importanti centri a Genova. Tutte le Asl della regione sono in perdita e non c'è stato mai un anno chiuso in pareggio». E ancora non è tutto, perché come ricorda Toti: «Il centrodestra ha evidenziato più volte in consiglio regionale i doppioni, i reparti inutili, il proliferare di nuovi primariati, specialmente a ridosso delle elezioni, in maniera clientelare, l'eccessivo uso della creazione e del mantenimento di strutture complesse, specialmente quelle non strettamente connesse con la medicina, cioè quelle amministrative, che in termini di personale rappresentano il 60 per cento dei numeri in tutta la sanità in Liguria.

A cosa serve il 60 per cento del personale amministrativo nella sanità? Non sarebbe più giusto il contrario? 60 per cento di medici, infermieri, Oss e 40 per cento di personale amministrativo? E se parliamo di sprechi come non citare il milione e mezzo di euro sprecato per la realizzazione del reparto di neonatologia e ostetricia dell'ospedale di Albenga, reparto attrezzato con sale operatorie, vasche per il parto in acqua etc . e poi, dopo le ultime elezioni regionali, smantellato completamente e cancellato?».

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