I lutti per i morti e le ferite dei vivi

C'è un deserto da attraversare, per chi in questi due anni ha perso qualcosa o qualcuno. Un sentimento o un amico, un abbraccio o un padre, una consuetudine, financo un profumo

I lutti per i morti e le ferite dei vivi

C'è un deserto da attraversare, per chi in questi due anni ha perso qualcosa o qualcuno. Un sentimento o un amico, un abbraccio o un padre, una consuetudine, financo un profumo. No, non è andata bene, non siamo usciti da questo tunnel migliori di prima, anzi. Ci sono bambini che non sanno vivere senza mascherina, altri che hanno paura di scambiarsi le matite, altri ancora che giocano a «ce l'hai» col Covid. C'è una nuova normalità che per qualcuno è rassicurante, per altri è una prigione. Ci sono lutti impossibili da elaborare, perché la rabbia per certe raffazzonate scelte politiche non degrada. Anzi, ribolle di fronte alle bugie su ciò che si doveva fare e nessuno ha fatto, agli inaccettabili alibi mascherati di fatalismo, alle colpe di chi ha svuotato gli ospedali per paura di doverli riempire troppo. Ci sono emozioni che non riescono più a riemergere dalla poltiglia di viscere in cui le abbiamo ricacciate, quasi vergognandocene. Ci sono montagne di occasioni perdute e sprecate, ci sono volti cari, appannati dal dolore e smangiati dal tempo, che vorremmo mettere a fuoco ma il tormento ce lo impedisce. Ci sono ritualità preziose a cui ci vergogniamo di rinunciare ma che abbiamo barattato, per comodità, sull'altare della prudenza. Ci sono lacrime che non sanno più uscire e altre che vorrebbero rientrare, per provare a lenire le ferite che non riusciamo a guarire, che guardiamo ogni giorno in una foto, che annusiamo in stanze abitate di tristezza, che cerchiamo in bar e negozi chiusi con dentro i nostri ricordi. Proviamo angosce che puzzano di Novecento, le nostre vite smeralde non luccicano più come prima, c'è poca luce.

E non basta la taumaturgica illusione di una medicina salvifica, che ci immunizzi da questo struggimento che ci tiene svegli, che scacci i fantasmi e accenda la speranza di poter tornare indietro e permetterci ancora il lusso di divertirci d'incoscienza, di scherzare su una tragedia che ci ha segnati più di una guerra che pure appare incombente anche se lontana, ma che almeno ha delle vestigia nemiche, che riconosci perché sporche di sangue innocente. Non odiare, dimenticare, perdonare è l'unico vaccino possibile. Ma è impossibile senza una giustizia che inchiodi i colpevoli e zittisca gli ultimi macabri nientologi che ormai non incantano più.

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