Tra i mangiatori compulsivi: "Così si diventa schiavi del cibo"

Mangiatori compulsivi, persone che mangiano senza controllo. Oggi tanti i gruppi di supporto

Tra i mangiatori compulsivi: "Così si diventa schiavi del cibo"
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«Ciao, sono Lucia e sono una mangiatrice compulsiva». Il gruppo, di solito una decina di persone, si riunisce una volta alla settimana. Altri gruppi lo fanno anche ogni giorno alle 7.30, prima dell'ufficio. Grazie a Zoom molti membri si collegano dall'auto o da casa. Da quasi 40 anni gli Overeaters Anonymous (mangiatori compulsivi anonimi) italiani tirano fuori dalle sabbie mobili della «malattia», è così che chiamano il mangiare senza controllo, centinaia di persone. O comunque le aiutano a rimanere a galla. A Milano in particolare l'associazione è attiva dal 1991 e dal 18 al 20 ottobre a Rimini si terrà la convention nazionale (www.oa-italia.it numero verde 800 090151).

Overeaters Anonymous nasce negli Stati Uniti nel 1960. Oggi ha più di 60mila membri in 75 Paesi. In Italia è presente dal 1988 e ha sedi in quasi tutte le regioni. Il metodo seguito dai gruppi di autoaiuto per persone con disturbi del comportamento alimentare è ricalcato dal modello degli Alcolisti anonimi. In totale anonimato i «divoratori» di biscotti o di patatine si riuniscono e ognuno racconta agli altri la propria esperienza di malato di cibo. Nessuna soluzione o assoluzione da parte dei compagni Oa, solo ascolto e comprensione. Il percorso di recupero si intraprende insieme. La guida sono la Preghiera della serenità e i Dodici passi: il primo è ammettere «di essere impotenti di fronte al cibo e che la nostra vita era diventata incontrollabile». Poi ci sono i membri esperti che si mettono a disposizione dei nuovi per fare da sponsor. Rispondono al telefono giorno e notte, quando scatta all'improvviso la crisi da astinenza.

«Alle nostre riunioni (gratuite, ndr) - racconta Lucia, da molti anni nel direttivo del gruppo milanese - partecipano uomini e donne di tutte le età, ci sono molti giovani ma anche pensionati. L'associazione non è alternativa a medici, dietologi o psicologi, però li può affiancare. Per me ad esempio gli Oa sono stati la vera svolta, ne faccio parte da quasi trent'anni. Quello che ha funzionato nel mio caso è stato l'identificarmi con altre persone che vivevano il mio stesso incubo. Avevo sempre creduto di essere sola e mi vergognavo di non riuscire a trattenermi davanti al cibo. Dal primo incontro mi sono sentita a casa, in mezzo a persone che mi capivano perfettamente».

Un esempio di ciò di cui si parla alle riunioni? «È lì che io ho scoperto per la prima volta che erano alcuni cibi specifici a scatenarmi il comportamento compulsivo, il desiderio incontrollato, l'abbuffata. Proprio come accade con la dipendenza da droga o alcol. Ogni mangiatore compulsivo ha i suoi, sapere quali sono è fondamentale. Puoi così cominciare ad astenerti dal mangiarli, un giorno alla volta...».

Non è difficile credere agli Oa quando spiegano che per loro il cibo è la punta di un iceberg fatto di macerie emotive, paura, rabbia, sensi di colpa. E che il lavoro da fare parte da sé stessi, è interiore e anche spirituale (non religioso). L'appello degli Overeaters Anonymous: «Se qualcuno si riconosce in quello che diciamo, provi a venire a una riunione».

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