«Le correzioni dell'Oms che cancellano i meriti del Veneto? La cosa non mi sorprende». Andrea Crisanti è stato assieme al governatore leghista Luca Zaia l'uomo del miracolo Veneto nella prima parte della pandemia. È merito loro se nella popolosa regione del Nordest il Covid-19 nella primissima fase ha lasciato sul campo molti meno morti che nella Bergamasca. Eppure non se ne poteva parlare per non irritare il governo giallorosso Pd-M5s. Lo dimostrano le 106 note a margine delle correzioni imposte dai dirigenti Oms Ranieri Guerra e Cristiana Salvi al report Oms curato dal team di Venezia guidato da Francesco Zambon, sparito 24 ore dopo la pubblicazione perché ostile alla narrazione tranquillizzante che Giuseppe Conte propagava a reti unificate. «Con Guerra e Ricciardi (Andrea, ndr) - dice al Giornale - ho litigato in tv sui tamponi e sugli asintomatici, e il tempo mi ha dato ragione», mastica amaro Crisanti.
Quanto al piano pandemico, mai aggiornato dal 2006, si legge che Guerra aveva chiesto a Zambon di trasformare la data «in 2016» per mascherare le negligenze. «Ma il piano pandemico non è solo un pezzo di carta», ricorda il direttore del dipartimento di Microbiologia dell'Università di Padova».
Quando ha inciso nel computo dei morti la decisione dei vertici del ministero della Sanità di non aggiornarlo dal 2009, nonostante tra il 2014 e il 2017 proprio Guerra fosse il responsabile della Prevenzione? Il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro, chiamato in causa in una chat con il dirigente Oms si difende: «Non è stata nascosta nessuna verità. Non avevo e non ho alcun mandato né interesse per intervenire sulle dinamiche dell'Oms». Sta alla Procura di Bergamo, che indaga per epidemia colposa, stabilire eventuali responsabilità. Che ha scelto proprio Crisanti per incrociare carte, decisioni prese e no, responsabilità e mancanze. «Posso solo anticipare che il rapporto sarà pronto tra metà maggio e fine giugno».
La questione delle correzioni Oms sul Veneto ha offeso anche Zaia: «Resto allibito da quanto rivelato dal Giornale. Non è un fatto inquietante perché ci sono di mezzo io - ha proseguito - ma perché stanno parlando di pandemia, di morti e di contagi, cioè dell'incubo che abbiamo subìto. Ora serve una commissione di inchiesta». Ma dalla lettura delle decine di correzioni imposte da Guerra e Salvi nei documenti che il Giornale ha potuto consultare emergono altri particolari agghiaccianti. È «sensazionalistico parlare di morti senza sepoltura», non si può scrivere che «c'è voluto fino all'8 marzo perché il governo proibisse le viste dei familiari nelle Rsa», non si può usare la parola «improvvisazione» per definire il conteggio del tracciamento fatto con carta e penna. Guerra sintetizza così a Zambon (che a breve uscirà con un libro-verità di Feltrinelli sul report fantasma dal titolo Pesce piccolo) la volontà di imbavagliare la narrazione indipendente del ricercatore: «Si possono abbassare i toni?». E intanto la gente crepava senza un perché. «Così hanno negato il diritto una morte dignitosa a quei corpi accatastati», dice l'avvocato Consuelo Locati, che rappresenta i familiari delle vittime della Bergamasca.
Intanto la mozione di sfiducia di Fdi al ministro della Salute Roberto Speranza, che rischia di venire investito dalle indagini, è rimasta per ora lettera morta, in attesa di sviluppi
giudiziari nei prossimi giorni. Alcuni intellettuali come lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni hanno lanciato l'iniziativa #noistiamoconRoberto che ha raccolto oltre 130 firme, tra cui Marco Travaglio e Andrea Scanzi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.