Milano. Nel crepuscolo agitato del movimento No Pass, una Milano congelata dalla prima giornata di vero freddo invernale si costringe a fare i conti con le restrizioni e le paure che la ripresa della pandemia porta inevitabilmente con sé. L'obbligo delle mascherine in centro (dalle 10 alle 22 lungo l'asse dello shopping sfrenato San Babila-Castello fino al 31 dicembre, e chi sgarra rischia una sanzione «da almeno 400 euro» come recita l'ordinanza del sindaco Sala) è scattato da ieri e s'intuisce andando in giro che in molti lo ignorano. La polizia locale è impegnata nei controlli che, per il momento, restano morbidi proprio per permettere a chi ancora non sa di mettersi al passo, mentre nelle farmacie è tornata alta la richiesta di dispositivi fpp2 e fpp3. «Chiaro segno che la gente ha ricominciato ad avere paura, in molti si attardano al bancone per parlarci intimoriti dai contagi triplicati nelle scuole» spiega un farmacista del centro.
Poi c'è anche il resto del mondo, la folla che il sabato prende possesso della città per lanciarsi in spese e spesucce nei giorni di super sconti del «black Friday», in fondo un modo come un altro per tenere a bada la paura, tenere su il commercio e tirare avanti senza pensare alla variante Omicron. Proprio questa folla ieri pomeriggio, per il diciannovesimo sabato consecutivo, ha dovuto fare i conti con gli isterismi degli ultimi scampoli del movimento No Green pass. Manifestanti che, non paghi del presidio previsto dalle 15 alle 21 all'Arco della Pace a cui hanno partecipato non più di 400 persone, dalle 17.30 hanno ricominciato a invadere piazza Duomo. Anche qui non erano più di duecento, praticamente un'inezia se ripensiamo ai 10-13mila delle settimane scorse e,sempre accerchiati da un imponente sistema di sicurezza predisposto dal questore Giuseppe Petronzi che ha preso le misure degli isterismi affastellati di queste persone unite dai soliti slogan ormai fiacchi e privi di mordente come «Libertà», «La gente come noi non molla mai», «Giù le mani dai bambini», «No Green pass», «Vergogna, vergogna», «Resistenza», «Se non cambierà bloccheremo la città».
In effetti ieri pomeriggio a partire dalle 18.30 questo manipolo di manifestanti, poco più di 600 - ancora non rassegnati a non poter più organizzare cortei come previsto dalla circolare del ministero dell'Interno e come disposto dal prefetto Renato Saccone - all'improvviso si sono spostati da piazza Duomo e hanno invaso la carreggiata di via Torino all'angolo tra via Mazzini e via Orefici, bloccando così le principali linee di tram che attraversano il centro e creando grossi problemi alla viabilità. Il negozio «Zara», ma anche molti altri, intimoriti dalle proteste, hanno abbassato le saracinesche con i clienti terrorizzati che hanno preferito restare all'interno nel timore d'incappare in qualche esagitato. L'esasperazione però si è stemperata in fretta. Mentre urlavano «Corteo! corteo!», infatti, poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa hanno circondato il popolo No Pass riconducendolo piano piano sotto la Madonnina dove nel giro di un'ora si è disperso tra la gente che gremiva il centro.
Una cinquantina di loro però ce l'hanno fatta a svignarsela in gruppo e in 150, tra i quali un gruppo di anarchici e il leader dei No Green pass torinesi Marco Liccione, hanno raggiunto corso di Porta Ticinese e il Museo Diocesano - sempre accompagnati dalle forze dell'ordine che non li hanno mai persi di vista - per poi
abbandonare definitivamente la protesta intorno alle 19.30.Alla fine la polizia identificherà 100 persone delle quali nove saranno denunciate per manifestazione non preavvisata, violenza privata e interruzione di servizio pubblico.
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