I No Vax tornano in corsia. I camici bianchi: "Azzardo"

L'Ordine dei medici vuole che vengano assegnati solo ai reparti dove non ci sono pazienti fragili

I No Vax tornano in corsia. I camici bianchi: "Azzardo"

Nessun entusiasmo, negli ospedali, per il reintegro dei medici e del personale sanitario No vax. I colleghi che hanno adempiuto agli obblighi vaccinali non vedono di buon occhio la decisione del governo di far tornare al lavoro chi non lo ha fatto. E non credono sia stato stabilito, come detto, per rimpolpare gli organici del sistema sanitario nazionale.

C'è chi teme situazioni di imbarazzo in corsia e chi invece è pronto a tornare a lavoro a «testa alta». «Non sarò mai un untore per alcun paziente», sostiene Dario Giacomini, radiologo non vaccinato in procinto di rientrare all'ospedale di Vicenza. Sui vaccini ha una sua idea: «Sono stati più che altro un'operazione politica e non mi sono vaccinato perché sono convinto che ciò non rappresenti la soluzione per limitare il contagio. Si instilla odio verso i sanitari, è una pericolosa furia ideologica». Molto ritengono, però, che sia meglio tenere i non vaccinati lontani dai reparti dove sono ricoverati i più fragili e lasciare che siano le amministrazioni regionali a stabilire come impiegarli. Come è stato già fatto in Puglia, dove una legge regionale stabilisce che i sanitari No vax non possano essere impiegati in reparti più a rischio come quelli di oncoematologia.

L'orientamento di Giovanni Migliore, presidente della Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere italiane (Fiaso), è quello di valutare caso per caso le assegnazioni nei reparti a tutela sia del medico che dei pazienti. «A seconda della valutazione del rischio decideremo e le direzioni sanitarie individueranno i reparti e le situazioni più opportune in cui utilizzare pienamente questi sanitari, che rappresentano una risorsa, ma sono ad ogni modo una percentuale molto piccola rispetto alla grande maggioranza degli operatori sanitari e medici che sono invece vaccinati», dice. Per il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, la valutazione del rischio e la scelta del reparto da assegnare al personale No vax deve essere demandata ai direttori sanitari, che valuteranno le diverse situazioni, e alle Regioni che emaneranno provvedimenti organizzativi. «Riteniamo tuttavia che tutti i medici - osserva Anelli - debbano continuare a considerare la vaccinazione come una misura fondamentale ed un presidio cruciale per combattere la pandemia». Anche Pierino Di Silverio, il segretario nazionale Anaao Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri maggiormente rappresentativo, ritiene affrettata la scelta del governo: «In ospedale oggi ci sono i soggetti più esposti alla gravità del Covid. Io avrei insistito con la campagna vaccinale. La pandemia non è superata: fare un tana libera tutti così d'emblèe mi sembra un po' azzardato. Da un giorno all'altro avere un decreto che dice che fino ad oggi abbiamo scherzato sulla base di una carenza di medici che non c'è perché i No vax sono poche centinaia, non ci sembra geniale». Di Silverio confuta il dato fornito dal governo di 4mila sanitari senza copertura, un numero che avrebbe creato carenze di personale degli ospedali, ritenendo che il dato comprenda anche odontoiatri e medici di medicina generale, quindi sia stato sovrastimato.

Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, giudica «gravissima e irresponsabile la decisione del governo». «È un'offesa - osserva - alla stragrande maggioranza dei medici responsabili e un'offesa ai pazienti. Altro che rifiuto di una gestione ideologica dell'emergenza! Questa è davvero una decisione tutta ideologica, totalmente irresponsabile, e degna della peggiore politica politicante.

Una decisione che toglie sicurezza e tutela ai pazienti ricoverati e ai loro familiari e crea enorme difficoltà ai dirigenti delle strutture sanitarie e ospedaliere, nel loro obbligo di tutela della salute dei pazienti».

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